MATTEO CAPPELLI
Cronaca

Dalle sale operatorie al tennis, storia di Francesco Fiore: "Lo sport ha salvato la mia infanzia"

"Due trapianti di cuore, uno di reni, ma con la racchetta gioco come tutti"

Francesco Fiore, pluritrapiantato che ottiene grandi risultati a tennis

Francesco Fiore, pluritrapiantato che ottiene grandi risultati a tennis

Un campione nella vita prima che sui campi da tennis. Questa la storia di Francesco Fiore, campione italiano nel 2022 e doppia medaglia di bronzo ai campionati mondiali di tennis per pazienti trapiantati nel 2023 in Australia. Una storia, la sua, che inizia da bambino, quando in giovanissima età gli viene diagnostica la prima miocardiopatia, per poi subire dopo qualche anno il primo trapianto di cuore.

Ma la storia di Francesco Fiore non finisce qua, perché in giovane età entra in dialisi, che dopo nove anni porta a un altro trapianto, che precederà il secondo trapianto di cuore: "Il primo giorno di dialisi non me lo scorderò mai, ero il più giovane con la stanza piena di over 70 che mi guardavano increduli", ha affermato Fiore. Trapianti che poi gli hanno permesso di ritornare a giocare al suo sport, il tennis. Una storia che ci insegna che un gesto come la donazione di organi può salvare delle vite e può far ritornare i pazienti a vite normali, senza distinzioni da chi un trapianto non lo ha subito. Donazione di organi che Francesco ha definito "il primo gesto d’amore", che ultimamente ha subìto un importante calo, come affermato dal direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese Antonio Davide Barretta.

Francesco, nella sua vita quanto sono stati importanti per lei i valori dello sport?

"Il valore dello sport, soprattutto durante la malattia cardiaca da bambino, mi ha dato modo di poter far parte di una comunità tennistica. Questo sport per me è stato un mezzo di inclusione e soprattutto ciò che durante la malattia ha salvato la mia infanzia. Adesso il tennis, dopo i trapianti, è il mio modo per dimostrare al mondo quanto sto bene e quanto il trapianto sia vita. Mi auguro che questo messaggio arrivi a più persone possibili".

Che cosa vuol dire essere un atleta che ha subìto dei trapianti?

"Sul campo da tennis, non per vantarmi, ma non vuol dire nulla. Riesco ad avere le stesse prestazioni che hanno le persone ’normali’. Ovviamente come impatto, come simbolo, è molto importante, perché dimostra alle persone che dopo il trapianto si può avere una vita normale".

Ha un idolo, qualcuno a cui ispirarsi?

"Può sembrare paradossale, ma il mio idolo è il mio papà, che è maestro di tennis e mi ha insegnato i valori dello sport. Quando scendo in campo i suoi insegnamenti sono fondamentali, il rispetto dell’avversario e dare il massimo fino all’ultimo punto"

C’è un messaggio che vorrebbe mandare riguardo alla sensibilizzazione sulla donazione di organi?

"Vorrei dire a chi è indeciso, a chi non conosce bene l’argomento, di informarsi. Ci sono ormai tante possibilità per farlo. Poi dopo essersi informati dare il proprio consenso alla donazione degli organi, che è molto importante."

E invece un messaggio per chi si trova oggi nella sua stessa situazione?

"Cercare di aspettare il più serenamente possibile questo dono, e cercare di tenersi in forma per quello che è il match più importante, il trapianto. Un messaggio di speranza, al di là di chi ha subìto o deve subire un trapianto, lo invio a tutte le persone che soffrono: bisogna cercare di non arrendersi mai, avere fiducia nel prossimo e continuare a lottare sempre".