
Da Poggibonsi fino all’inferno turco
di Marco Brogi
"Abbiamo visto in faccia l’inferno. Cose del genere sono inimmaginabili. Un’ esperienza che ti cambia la vita e il modo di vederla". Michele Catalucci è appena rientrato dall’inferno della Turchia. Lui e altri due vigili del fuoco del comando provinciale di Siena, Andrea Zacchei e Alessio Andreucci, tutti e tre del nucleo cinofilo con sede al distaccamento di Poggibonsi, facevano parte di una delegazione toscana del corpo partita in aereo da Pisa con destinazione Antiochia per combattere una battaglia contro il tempo: salvare più vite possibile, quelle vite rimaste sotto le macerie di un terremoto che ha fatto 48mila vittime, un numero che purtroppo potrebbe crescere. A fianco dei vigili del fuoco in questa battaglia, gli inseparabili cani, che hanno avuto un ruolo importante.
"Dopo avere scavato per ore abbiamo estratto ancora vivo dalla macerie un uomo di 36 anni. Era abbracciato alla figlioletta di 4 anni. Purtroppo per lei non c’era più niente da fare. Una scena terribile che rimarrà per sempre nei miei occhi". Parla lentamente, Michele. Le parole gli escono a fatica. Perché è faticoso far riemergere certe immagini. "Un’ecatombe. Le persone ci avvicinavano pregandoci di scavare nel posto in cui erano sepolti i loro familiari, sperando di trovarli ancora in vita. Ci indicavano dove scavare. Poi arrivavano altre e ci indicavano altri punti. Ma noi dovevamo rimanere nell’area che ci era stata assegnata: un palazzo dove vivevano 60 persone e che si era letteralmente disintegrato. C’erano quaranta dispersi". I vigili del fuoco arrivati dalla Toscana dormivano nelle tende che si erano portati con tutto l’equipaggiamento per le emergenze, compreso il kit alimentare.
"Siamo rimasti ad Antiochia per una settimana- racconta ancora Michele Catalucci-. Sarei pronto a ripartire. Quella gente ha bisogno di aiuto. Poosso dire cdi essere tornato dalla Turchia parecchio cambiato. Quello che ho visto ha ridisegnato la mia scala di valori. Esperienze così drammatiche ti fanno capire quali sono le vere priorità della vita, ti fanno distinguere l’essenziale dal superfluo". Michele, Andrea, Alessio e tutti quelli che hanno dato una mano in Turchia non si sentono eroi. Se qualcuno li premia con questa parola, con garbo la rispediscono al mittente. "Abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere", sussurra Michele.