
"L’età migliore è sempre quella che si vive". È su questo aforisma, lo stesso scelto da Zlatan Ibrahimovic per omaggiare il 43enne Tom Brady quarterback vittorioso con i Bucs al Super Bowl, che ‘Amarsi per sempre’ ha incentrato la sua filosofia. Perché se l’agenzia di incontri di Fillippo Ebeyer, con sede a Firenze, ma presente anche a Siena, Empoli, Arezzo e Grosseto, è pronta ad accogliere e aiutare uomini e donne dai 35 anni in su, è dalla fascia 50-75 che arriva il maggior numero di richieste di iscrizione. "Sì, perché è a quell’età che le persone sono più vulnerabili e sole - spiega il titolare - magari reduci da esperienze passate o separazioni, con figli da seguire. E con poche occasioni per uscire e fare nuove conoscenze. Ecco cosa offriamo noi: nuove conoscenze. Non rapporti fugaci che si consumano in poco tempo, ma opportunità per instaurare rapporti che, in alcuni casi possono portare a legami stabili, in altri neanche sbocciare".
"L’agenzia è nata alla fine degli anni ‘90 per un’intuizione di mia mamma, adesso ho tutto in mano io. Abbiamo tanti clienti, di qualsiasi estrazione sociale, uomini italiani e donne italiane e straniere: non si pensi solo ai classici ‘sfigati’ o a chi non è esteticamente prestante. E se andiamo avanti da oltre 20 anni è perché ci è riconosciuta professionalità, discrezione, sensibilità, totale rispetto della privacy. I colloqui avvengono vis a vis, chiediamo i documenti. Agiamo da garanti, insomma. Se ne sentono tante, oggi, Internet può essere una trappola".
Per quanto riguarda Siena, le richieste arrivano più che altro dalla provincia. "Sì - afferma il titolare dell’agenzia -, dalla Valdelsa e dalla Valdichiana, da Asciano, da Sinalunga. Ultimamente anche dalle zone di Montalcino e Montepulciano. Più difficilmente dal capoluogo: i senesi sono un po’ particolari, preferiscono incontrare persone di città diverse, magari per pudore. Ma questo avviene un po’ in tutti i piccoli centri. I colloqui, su Siena, li faccio io a domicilio".
E se l’amore, anno dopo anno, è diventato sempre più virtuale, a cambiare connotati ai sentimenti, ci ha pensato anche il Covid. "Durante il primo lockdown abbiamo avuto un picco di richieste di iscrizione - ha sottolineato - perché la gente si sentiva sola, isolata e aveva bisogno di contatto umano. Ma non potendo muoverci molte sono cadute nel vuoto: il nostro è un lavoro ‘a caldo’, se così si può dire. Appena le restrizioni si sono allentate siamo ripartiti a buoni ritmi, per poi bloccarci: a prevalere la paura per la diffusione del virus. Adesso la situazione si è un po’ normalizzata". "Amo il mio lavoro - ha concluso – accanto alla sede abita una coppia che abbiamo fatto conoscere e adesso ha una bambina. Appena mi vedono mi offrono il caffè. Ma anche difficile, perché devi entrare nell’anima delle persone, per aiutarle a incontrare la persona giusta con cui, magari, condividere la vita".
A.G.