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Crea una community del vino. L’idea vincente di Francesco

Maramai, ristoratore poliziano e sommelier, ogni anno movimenta circa 20mila bottiglie pregiate. Già nel 2018 aveva creato una piattaforma per l’e-commerce che conta oltre 800 aderenti .

«Ogni sei mesi, generalmente ad aprile e ad ottobre – dice Maramai – seleziono dodici bottiglie di vino italiano per i membri del Perbacco Wine Club»

«Ogni sei mesi, generalmente ad aprile e ad ottobre – dice Maramai – seleziono dodici bottiglie di vino italiano per i membri del Perbacco Wine Club»

"Chi sa solo di vino, non sa niente di vino". Francesco Maramai sceglie di parafrasare Mourinho e la celebre frase sul calcio dell’allenatore portoghese, per chiarire il suo pensiero sull’approccio al pregiato prodotto. Trentasette anni, di Montepulciano, una laurea in lingue mancata per un soffio, ristoratore e sommelier, su questa concezione, che abbatte i confini dell’universo vinicolo e prova a renderlo più accessibile, addirittura più divertente, soprattutto per i neofiti, ha costruito un’inedita attività che viaggia a gonfie vele e lo tiene in costante contatto con il mondo. "Ogni sei mesi, generalmente ad aprile e ad ottobre – spiega Maramai – seleziono dodici bottiglie di vino italiano per i membri del Perbacco Wine Club, la piattaforma per l’e-commerce che ho creato nel 2018 e che oggi vanta 830 aderenti". I conti sono presto fatti: ogni anno Francesco ‘movimenta’ quasi 20.000 bottiglie di vino, appoggiandosi per le operazioni di imballaggio e spedizione ad una struttura esterna. Ma quello che ha trasformato una già vasta clientela internazionale in una sorta di community che condivide la passione per il vino, si confronta e talvolta si riunisce anche nella stessa Montepulciano, è l’impostazione che Francesco ha dato al rapporto tra il consumatore ‘normale’ e il prodotto. "Il mondo della sommellerie è sicuramente affascinante ma a volte più apparire autoreferenziale e pomposo" spiega il giovane imprenditore. "Quel linguaggio che ha attirato una generazione, sapendo di élite, ora allontana i consumatori di vino del futuro, i giovani, più attratti dalla birra e dal mondo della miscelazione, che ha una comunicazione più ‘fresca’ e attuale. Non mi sentirete mai dire – racconta Maramai – come capitò a me con un sommelier, che quel profumo che avevo avvertito in un vino in realtà fosse tabacco da sigaro di una non specificata località cubana a un tot di chilometri da l’Havana. Proprio per evitare che la figura del sommelier diventi quella di un guru, cerco di utilizzare analogie abbordabili per creare un rapporto più diretto e sincero con i miei clienti: vedo che il metodo funziona e riesce ad avvicinare al mondo del vino anche persone che non ne sanno molto, che finalmente si sentono libere di fare domande. Ecco perché, nelle mie presentazioni, il Brunello ha sfumature rock, intense e vibranti, come quelle dei Led Zeppelin, mentre il Nobile, più gentile e rotondo, evoca i Pink Floyd; il Chianti ha un fascino rustico tutto suo, come un blues di Muddy Waters, il Barolo ha sfumature jazz alla John Coltrane". Una chiara ricerca di armonia, che suona all’orecchio come al palato o al naso, una rivoluzione che non è solo semantica e che continua a convincere consumatori di tutto il mondo.

Diego Mancuso