Crac Mens Sana ’1871’, parla Macchi: "Mandai Bertoletti, uomo di fiducia, per fargli analizzare la situazione"

Il patron della società di basket, imputato per il fallimento, si leva qualche sassolino dalle scarpe "Sono manager, non imprenditore. Sono qui perché non ho avuto il pelo sullo stomaco di attaccarli".

Crac Mens Sana ’1871’, parla Macchi: "Mandai Bertoletti, uomo di fiducia,  per fargli analizzare la situazione"

Crac Mens Sana ’1871’, parla Macchi: "Mandai Bertoletti, uomo di fiducia, per fargli analizzare la situazione"

di Laura Valdesi

SIENA

"Io sono un manager non un imprenditore. Sono qui perché non ho avuto il pelo sullo stomaco di attaccarli legalmente", dice Massimo Macchi salendo sul banco dei testimoni nel processo che lo vede imputato per il crac della Mens Sana Basket 1871. Dichiarazioni che iniziano poco prima di mezzogiorno e vanno avanti, con qualche pausa, fino alle 15 passate. Prima che l’udienza venga rinviata dal collegio Spina alla prossima settimana.

L’ex patron della ’1871’ è sempre stato presente in tribunale. "Sono venuto a sentire – spiega – cosa dicevano. La gente si dimentica i numeri, non ricorda, dice che parlava con Filippo (suo figlio, anche lui sotto processo, ndr) e invece parlava con me". E al pm Silvia Benetti che lo incalza in un passaggio della deposizione dice: "Accetto volentieri la sua critica sul fatto che forse sono stato superficiale all’inizio sui soci". E quando il pm entra subito nel vivo chiedendo perché non fece la due diligence chiarisce di aver "preso un uomo di fiducia per fargli analizzare la situazione, Bertoletti". Un nome che evoca più volte in aula. "Sono molto dispiaciuto di non vederlo qui – osserva - che ne sa più di me di questa cosa". Si era affidato a lui che era anche, lo definisce, "un uomo di finanza".

Spiega perché si era trasferito in Toscana, lui originario di Gallarate. Era rimasto solo, scegliendo la Valdichiana. "Quando mio figlio mi propose di entrare in affiancamento risposi che dovevo pensarci. E mandai Bertoletti. Mi propose di fare qualcosa che avrebbe aggiunto cittadinanza toscana", osserva. Bertoletti gli avrebbe poi riferito, a dire di Macchi, che era "una situazione difficile ma con le tue conoscenze e partnership strategiche" si poteva provare a risollevare le sorti della società di basket.

Il ruolo del figlio nella ’1871’viene toccato in vari passaggi. "Filippo voleva fare un’altra cosa, il ruolo del direttore sportivo che – spiega – era già ricoperto però dall’espertissimo Marruganti. A cui chiesi di insegnarli a fare il ds". Il pm Benetti e il collegio lo ascoltano attentamente, anche quando risponde alle domande dell’avvocato Angela Giomarelli che rappresenta il curatore fallimentare. Un nuovo capitolo della vicenda giudiziaria sarà scritto nell’udienza del 16 maggio.