
La scrittice Adele Grisendi insieme al marito, il giornalista Giampaolo Pansa
Siena, 28 marzo 2021 - "Il mio nome è Adele Grisendi e, dal 2005, vivo stabilmente a San Casciano dei Bagni. Prima eravamo in due, Giampaolo Pansa e io, da poco più di un anno sono rimasta sola". Inizia così la lettera della vedova del giornalista Pansa inviata ieri a La Nazione e che noi riportiamo. A spingere Adele Grisendi, scrittrice di successo, a prendere carta e penna sono state le recenti dichiarazioni del presidente della Regione Eugenio Giani a proposito delle responsabilità dei medici di famiglia, o di base che dir si voglia, additati come colpevoli per i ritardi nella vaccinazione delle persone più anziane.
"Vi sottopongo la situazione di questo paese con meno di duemila abitanti distribuiti tra centro storico e tre frazioni. Situazione non dissimile da quella di altri centri della zona. Gli ospedali di Abbadia San Salvatore e di Nottola (Montepulciano) con i pronti soccorso e gli ambulatori specialistici sono lontani ben più di venti chilometri e, per raggiungerli, il tempo può non bastare. Se a qualcuno viene un coccolone, deve contare sulla bontà divina. Chi la merita sopravvive, gli altri no", continua Grisendi. "Esiste una Misericordia che presta il servizio di ambulanza (peraltro donata da un generoso benefattore) e, a turno, copre il 118. Il servizio sanitario pubblico, a parte i prelievi una volta a settimana, non offre altro. Non un ambulatorio di pronto intervento, non un centro specialistico di base per le esigenze più diffuse. E’ merito della Misericordia – associazione di volontariato – se è aperto un ambulatorio che garantisce la periodica presenza di alcuni specialisti".
E ancora continua la scrittrice: "Vivevamo e vivo qui da ormai oltre 15 anni, eppure, che io sappia, mai nessun Presidente di Regione, massima autorità in materia, si è davvero fatta carico di risolvere questa colpevole assenza di servizi territoriali socio sanitari. La nostra zona è lasciata ai margini e, per fortuna che possiamo contare sui medici di famiglia, senza i quali saremmo abbandonati a noi stessi. Approfitto dell’ospitalità del La Nazione per chiedere al presidente Giani di intervenire. Mi rifiuto, infatti, di pensare che non conosca la situazione che ho descritto e, allora, non ritenga sia il caso di porvi rimedio con la massima urgenza. Perché, ’un giorno dopo l’altro, la vita se ne va’ come scriveva Tenco, ma esiste il dovere per chi ne ha la responsabilità di non affrettare le partenze".