
Una vicenda che ebbe sei anni fa vasto eco in tutto il paese e soprattutto tra Scandicci e Piancastagnaio dove operano numerosi laboratori di pelletteria a servizio delle grandi firme e griffe internazionali. A denunciare lo sfruttamento della manodopera straniera un artigiano di Piancastagnaio, Aroldo Guidotti (foto) che si servì delle telecamere di Report per provocare un vero terremoto nazionale che scosse i vertici del mondo politico e sindacale, prendendo di petto le grandi firme che reagirono con denunce e conseguenze dirette soprattutto a Piancastagnaio. Guidotti ne uscì con le ossa rotte. In questi giorni è ritornato sulla vicenda pubblicando il libro testimonianza “Arresta il sistema”.
Perché lo ha scritto?
"Per narrare un sistema consolidato e di cui ancora oggi si parla tristemente, che ha consentito e consente a grandi aziende di moda di poter ricavare guadagni sempre più rilevanti dalla vendita delle loro borse sfruttando la manodopera straniera per fabbricarle spesso al nero e a cottimo con orari impossibili".
Non ha pensato alle conseguenze?
"Prima o poi qualcuno lo doveva fare. Nei due anni trascorsi a Scandicci con la mia azienda “Mondo Libero” avevo capito di essere arrivato al capolinea. Anche perché mi rendevo sempre più conto che dentro l’ingranaggio c’erano tutti, anche quelle autorità che avrebbero dovuto tutelare la sicurezza sul lavoro, gli operai e le aziende regolari italiane".
Lei si è sentito abbandonato dalla comunità di Piancastagnaio?
"Sono stato escluso da quel mondo che era la mia vita, ma non mi sono arreso: faccio parte del team di insegnanti presso il corso professionale di pelletteria a Piancastagnaio".
Giuseppe Serafini