
Filippo Franchi (a sinistra) e Tiziana Minelli (a destra) sono i due operatori appositamente formati. del Grucco educativo
di Laura Valdesi
SIENA
"C’è una discreta richiesta di supporto per gli uomini che maltrattano. Anche il tribunale ha iniziato a mandarli da noi, oltre agli avvocati, in base al tipo di pena e di reato", conferma Filippo Franchi della Misericordia di Siena. Che un anno fa ha creduto nel progetto di creare un Gruppo educativo per uomini autori di violenza nella nostra città, utile per aiutare e recuperare chi ha compiuto abusi oppure rischia di commetterli con il suo comportamento. "Funzioniamo regolarmente come Gruppo educativo, in attesa dell’iscrizione all’apposito registro della Regione Toscana. Entro il 31 marzo dovrebbe esserci la possibilità, se tutto va bene. A prescindere da questo funzioniamo regolarmente come gli altri centri per uomini autori di violenza", aggiunge. Perché è giusto tutelare le donne ma anche cercare di recuperare chi compie i reati del ’Codice rosso’.
Dove avvengono gli incontri?
"Non nella sede centrale della Misericordia per garantire massima privacy. E’ necessaria. Anche a chi partecipa raccomandiamo che non si vada a parlare fuori di quello che viene detto nel Gruppo. Vengono persone di Siena ma anche del resto della provincia, dall’Amiata alla Valdelsa, alla Valdichiana. Attualmente sono otto".
Ogni quanto si svolgono?
"Per adesso ogni quindici giorni. Non sono corsi, vorrei precisarlo. Piuttosto un gruppo di autocoscienza, oltre che educativo e di crescita, poiché gli uomini sono attivi nel partecipare agli argomenti che si portano. Esiste un programma specifico, seguiamo quello del Centro uomini maltrattanti di Firenze. E’ stato quest’ultimo che ci ha formato, come operatori, dandoci linee guida e indicazioni. A svolgere gli incontri siamo al momento in due, io e Tiziana Minelli, avendo acquisito una preparazione specifica. Siamo espertissimi, nessuna improvvisazione. Con noi due tirocinanti volontari che faranno presto il corso di formazione necessario".
Gruppo: vuol dire che tutti gli uomini che lo frequentano si trovano insieme con voi.
"Esatto. Ognuno espone le proprie difficoltà. Si ragiona sugli accadimenti, sugli stereotipi di genere, sulle dinamiche emotive di ciascuno. Affinché funzioni raccomandiamo che ognuno parta da se stesso, senza giudicare gli altri. Tantomeno noi operatori ci ergiamo a giudici".
Un lavoro faticoso.
"Chiaro che gli uomini ci vengono inviati, ottemperano ad una prescrizione. Senza voler essere presuntuoso abbiamo riscontrato, però, piccoli miglioramenti nel comportamento. Soprattutto a volte sono loro stessi a comunicarci che, al termine dell’iter, magari si sono resi conto di alcuni aspetti. Chiaro che il Gruppo educativo non è una medicina santa o una pastiglia che, quando la prendi, ti fa smettere un comportamento. Creiamo i presupposti affinché queste persone si rendano conto che certi atteggiamenti abusanti sono sbagliati. Non solo perché reati ma perché creano una vittima. Di ciò devono prendere coscienza".
L’identikit di chi è venuto nel Gruppo educativo?
"Una decina sono passati da noi, il percorso dura un anno. L’età media è intorno ai 45 anni ma ci sono anche ventenni. Il 90% italiani, la maggior parte arrivano dalla provincia di Siena".
La difficoltà maggiore che incontrate?
"Chi si comporta in maniera violenta, soprattutto a livello psicologico, di solito dice ’non avevo intenzione’. ’Non credevo’. Si cerca di far comprendere che la violenza si ha quando l’altro ha paura, non vive in maniera serena nella coppia".
Un caso particolare incontrato in questo primo anno di attività?
"Un uomo, non di Siena città, che è venuto spontaneamente da me. Mi ha cercato perché si è accorto di commettere degli eccessi. Ha fatto il percorso, non l’ha terminato ma ha partecipato".
Chi pensa invece agli uomini maltrattati?
"C’è un percorso a Firenze, ci sono servizi per tutti".