
Ci sono sempre piaciuti quei personaggi che nel Palio muovono le trame da dietro le quinte. E molto spesso si tratta di tenenti che si nascondono dietro le figure, spesso ingombranti, dei Capitani. Ma silenziosamente fanno la storia. Lo abbiamo visto con l’ondaiolo Bernardino Radicchi, lo vediamo adesso, grazie allo scatto di Augusto Mattioli, con Alberto Coradeschi, meglio conosciuto come il Donde, abile nicchiaiolo, tenente plurivittorioso. Una foto in pieni anni Settanta con la presenza di Pierguido Landi del Bruco.
Ha ricoperto questa carica in diversi momenti della sua vita: l’esordio è del 1957 assieme a Renato Fattorini, per poi essere fra gli attori principali, con Enzo Marzocchi, del periodo d’oro per via dei Pispini dal 1960 al 1961, due annate di belle vendemmie in piazza per il Nicchio. E qui nasce il mito del Donde, aiutato dal suo particolare modo di fare, dalla sua figura, da uno stile affabile e sereno, sempre corretto ma abile nel gioco del Palio, quello che lo vede protagonista della piazza con altre figure di altri rioni, quelli che si rispettavano pur facendo gli interessi dei propri colori. Dopo questo aureo periodo torna nel 1969, i coppia con Paolo Neri, per costruire un’altra vittoria, quella del 1969 con Topolone e Rondone, un trionfo partito da una non facile rincorsa, poi nel 1973 con il mitico Tommaso Pacciani, altro tessitore di strategie, nel 1977 con Silvio Griccioli, tirandosi su tutta una nuova generazione di futuri dirigenti. Una Università del Palio in piena regola. E poi il magnifico colpo di coda nel 1984, per una vittoria a cui tutti vorrebbero ambire, con Fabio Giustarini e Luigi Vigni, un trionfo che potremmo definire controcorrente, inusuale, quasi irriverente ma di grande sostanza.
Di Alberto Coradeschi ricordiamo la grande passione sportiva, soprattutto per il basket, una competenza a 360 gradi di ci fa della vita un’eterna sfida, ma sempre con la sua affabile serenità. Il Palio segue il flusso dei tempi: il tecnicismo di oggi offre meno spazio alla fantasia e non è detto che la corsa sia davvero più spettacolare. Talvolta anche gli errori, le incertezze si trasformano poi in poesia. Quello del Donde era un Palio romantico, forse dall’esito più scontato, ma il gioco dei ruoli era rigoroso, e costruiva sempre nuovi personaggi. La domanda è sempre la solita: fra trent’anni gli attori della Festa di oggi sapranno essere altrettanti personaggi?
Massimo BIliorsi