REDAZIONE SIENA

Contrade Monteaperti I segreti della piramide

Presentato nella sala delle Lupe il quinto quaderno del Magistrato .

Non è necessario stendere Siena sul lettino dello psicanalista per conoscere quali parole smuovono sentimenti e persone. Una di queste è sicuramente Montaperti, sia che si parli di battaglia, luoghi o di reminiscenze spiritiche. Quindi un libro che indaga su di un particolare suggestivo come la piramide sul colle-ossario, non poteva che attirare l’attenzione di un folto pubblico alla Sala delle Lupe di Palazzo Pubblico.

E non poteva che avere il sindaco Luigi De Mossi e l’assessore Pasquale Colella a celebrare il quinto quaderno del Magistrato delle Contrade, con il "nuovo" rettore Emanuele Squarci, che si intitola proprio "Un’ipotesi sulla piramide del colle di Montaperti", (edizioni Il Leccio) scritto da Alessandro Leoncini che non si è sottratto al racconto "avventuroso", anche per la particolarità di certi personaggi, che assimilano certe influenze della ottocentesca (ri)scoperta del mondo egizio con forti accenti massonici. Di grande sostegno l’intervento di Duccio Balestracci, che nel suo riconoscibile stile ha delineato la curiosità di certe figure, filmiche ed avventurose, come Antonio Pantanelli a cui si deve questa scelta della piramide, una sorta di mix indigeno di reminiscenze medievali in salsa ottocentesca, quella che arriva diritta alla unità di Italia. Il testo di Leoncini è, come sua abitudine, allo stesso tempo approfondito ed agile, perché infondo della storia di questo monumento, amato sia di giorno che di notte, dai senesi, non sappiamo veramente tutto, tanto che la sua costruzione è soltanto presumibilmente compiuta fra il 1860 ed i successivi cinque anni. Un’altra avventura editoriale senese: del resto non vi resta che leggere questo interessante saggio che ci spiega, ancora una volta, che privare la magia del suo mistero sarebbe assurdo come togliere il suono alla musica. E qui si scoprono personaggi che adoravano l’Egitto proprio come i tre colli, affascinati dai simboli, perché nella storia dell’Egitto ci sono sicuramente avvenimenti e figure misteriose ma non insensate. Una lettura che ci sussurra che il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. Anzi, c’è sempre più mistero.

Massimo Biliorsi