MICHELA BERTI
Cronaca

Cardinale Augusto Paolo Lojudice: "Chiesa unita, un segnale al mondo. Mentre ci sono guerre e violenza"

Di ritorno dal conclave per l’elezione di Papa Leone XIV: "Siamo andati tutti nella stessa direzione". E all’amico cardinale Zuppi ha detto con il sorriso: "Non sei Papa! E lui mi ha invitato di nuovo a Bologna".

Di ritorno dal conclave per l’elezione di Papa Leone XIV: "Siamo andati tutti nella stessa direzione". E all’amico cardinale Zuppi ha detto con il sorriso: "Non sei Papa! E lui mi ha invitato di nuovo a Bologna".

Di ritorno dal conclave per l’elezione di Papa Leone XIV: "Siamo andati tutti nella stessa direzione". E all’amico cardinale Zuppi ha detto con il sorriso: "Non sei Papa! E lui mi ha invitato di nuovo a Bologna".

E’ tornato. Il cardinale Augusto Paolo Lojudice è rientrato a Montepulciano, dopo aver preso parte al Conclave per l’elezione del Pontefice. Domenica sarà di nuovo a Roma per la messa di intronizzazione di Papa Leone XIV, ma la sua attività a Siena è già ripartita.

Cardinale, un’esperienza immensa. Come l’ha vissuta?

"Mi sono sentito un tassellino di mosaico, una parte di un grande organismo, membro del corpo della Chiesa. Tra i tanti meriti di Papa Francesco anche quello di aver allargato il collegio a tutti gli angoli più remoti del mondo. Un’esperienza significativa e bella".

Cosa ha riposto nella valigia?

"La Chiesa è stata di fronte a se stessa, con grande responsabilità. La Chiesa non siamo solo noi, il Papa e i cardinali, ma è fatta da tutto il popolo d Dio. E noi siamo la guida di questo popolo. Si è avvertito tutto il senso di responsabilità che ci chiamava in causa. E’ stato davvero molto bello".

Avete dato una grande lezione al mondo. La Chiesa è unita...

"Un segnale di concordia, non finto. Il confronto è durato parecchi giorni, discussioni e momenti di preghiera collettivi oltre a quelli personali. C’è stato un grande senso di responsabilità. Ci siamo fatti aiutare dallo Spirito Santo e lui ci ha aiutato. Tutto si è svolto secondo quello che è giusto che sia. Siamo coinvolti in una esperienza che è più grande di noi".

Nella Cappella Sistina, lei teneva sempre la testa reclinata verso il basso, tensione?

"Ero molto concentrato. Lo dico anche ai ragazzi nel momento della Cresima: concentratevi, abbassate gli occhi e la testa. E’ questo, secondo me, l’atteggiamento giusto per creare uno spazio interiore di accoglienza. Non è uno spettacolo".

Ha conosciuto molti cardinali, li ha invitati a Siena?

"Tutti vogliono venire a Siena, è un bel biglietto da visita. Non conoscevo il confratello di Torino, cardinale Repole e ho stretto amicizia anche con il cardinale Német di Belgrado. E l’amico Matteo (Zuppi, ndr) mi ha invitato di nuovo a Bologna. Gli ho detto: non se diventato Papa! Ridendo, ovviamente, perchè tra noi c’è confidenza".

Poi è arrivato Prevost...

"Un segnale di grande unità in un momento difficile segnato dalle guerre e dalle violenze. Siamo andati tutti insieme in quella direzione".