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Carceri, la testimonianza dei giudici: "Suicidio in comunità: sconfitta per tutti"

Grande successo della maratona oratoria organizzata dalla camera penale di Siena e Montepulciano. Il magistrato di sorveglianza Cornetti: "Vi racconto la storia di un detenuto e del suo amore per il figlio".

Carceri, la testimonianza dei giudici: "Suicidio in comunità: sconfitta per tutti"

di Laura Valdesi

SIENA

"Non se ne parla, il carcere è un argomento scomodo. Ci si investe poco, non interessa a nessuno. In cella ci sono gli ultimi", osserva la presidente della Camera penale di Siena e Montepulciano Michela Rossi. L’obiettivo di questa maratona di interventi davanti al tribunale era di richiamare l’attenzione dei cittadini, facendo sentire la nostra voce anche alle leve del potere", aggiunge. Missione (parzialmente) compiuta: qualcuno si ferma ad ascoltare. Anche a lungo. C’è curiosità. Certo non basta per far entrare, come dice il garante dei detenuti del Comune di Siena Stefano Longo, "un po’ di luce nelle celle. Siamo già a 54 suicidi in Italia. Ricordo il tragico evento a Sollicciano, gli agenti della penitenziaria che si sono tolti la vita". "Il sovraffollamento è un problema forte – aggiunge a margine Rossi – anche se Siena e Ranza si va meglio rispetto al dato nazionale". "Non si può arrivare alla tragedia, serve lavorare preventivamente", invita tra l’altro il presidente del tribunale Fabio Frangini ricordando come dopo il crollo del Ponte Morandi sia iniziato il monitoraggio di tutte le strutture simili.

Racconta la storia di un detenuto, il magistrato di sorveglianza di Siena Ilaria Cornetti. "Poco più di 30 anni, già una pena di 15 per l’articolo 74 (testo unico sugli stupefacenti, ndr) con una condanna in primo grado ad altrettanti per lo stesso reato. Appellata. Prima della sentenza era ai domiciliari, la compagna è morta. Poco dopo è entrato in cella e ha perso il rapporto con il figlio. Da qualche mese lo sente in video-chiamata ogni 15 giorni", premette ricostruendo il lavoro che sta svolgendo, grazie agli operatori e ad un avvocato "bravissimo" per riuscire "a proteggere l’unico valore positivo che questa persona ha nella sua vita. Sono dell’idea di rischiare autorizzandolo ad andare fino in Puglia per incontrarlo, senza scorta". E legge le parole dell’educatrice a cui ha chiesto riscontro. Un punto di osservazione privilegiato quello del giudice Cornetti che invita gli avvocati a smettere di usare l’argomento "in maniera strumentale contro la magistratura, lavorando con essa per trovare le soluzioni. Quest’ultima deve smettere di pensare che il problema non la riguarda e che non l’ha determinato", dice raccogliendo un applauso.

"C’è la scritta ’la legge è uguale per tutti’. Ma nessuno può tacere l’ipocrisia del sistema penale che, solo per fare un esempio, punisce allo stesso modo, da 3 a 10 anni di reclusione, il furto pluriaggravato e la bancarotta fraudolenta. Chi con destrezza ruba una borsa nel bus e chi svuota fondi di una società in stato di dissesto", sottolinea il giudice Francesco Cerretelli evidenziando "come purtroppo, spesso, siamo a parlare fra noi. Come una terapia di gruppo, comunque fa bene ricordarcelo". Poi sferza: "Se in carcere finisse qualcuno che non è ai margini della strada forse sentirebbe questo problema come attuale, sensibile da trattare". "C’è un concetto che sto sperimentando, l’opportunità. Credo che gli strumenti per poter già fare molto per neutralizzare le conseguenze terribili di fatti terribili ci sono, le pene sostitutive", interviene il giudice Andrea Grandinetti. "Ho avuto la fortuna di applicare la prima a Siena, il 7 gennaio, trovando fortunatamente sponda nell’avvocatura", osserva invocando responsabilità di toghe e magistrati "altrimenti i soliti noti che finiscono in cella purtroppo torneranno ad avere esperienze con la giustizia non perché deviati ma perché lo Stato non gli assicura opportunità. Non dobbiamo invocare i politici, ci sono già gli strumenti".

Il sostituto procuratore Siro De Flammineis annuncia che l’Anm ha elaborato un documento che i giudici leggeranno ad ogni udienza sulla condizione delle carceri dalle udienze. "Bisogna contemperare l’esigenza della sicurezza pubblica, in alcuni casi il carcere è necessario per prevenire la commissione di reati, non si può eliminare del tutto", osserva ricordando " l’arrivo di fondi del Pnrr che potevano, per una buona quota, essere usati per creare nuove strutture carcerarie". E condizioni migliori di reclusione. Racconta poi il caso doloroso di un detenuto che ha dovuto perseguire per fatti di droga: "Recentemente si è suicidato in una comunità di recupero. Una sconfitta per tutti".

"Il governo e il Parlamento tutto sono chiamati a lavorare profondamente sul tema mettendo da parte i contrasti – le parole dell’onorevole Francesco Michelotti, lette dall’avvocato Valeria Biagetti – e credo che la manifestazione delle Camere penali ha riattualizzato il dibattito sul sistema carcerario. Abbiamo il dovere di affrontare e risolvere il problema"