Capresi, l’arte senese nel mondo. Il capolavoro della mostra ’Duccio’

Una foto una storia Dalle esposizioni per il Monte dei Paschi a quella al Santa Maria che fece epoca

Capresi, l’arte senese nel mondo. Il capolavoro della mostra ’Duccio’

Capresi, l’arte senese nel mondo. Il capolavoro della mostra ’Duccio’

Si può affermare che con Donatella Capresi, qui ritratta da Augusto Mattioli con una giovanissima Roberta Morrocchi, l’arte a Siena ha raggiunto, in certi eventi dal sapore internazionale, il giusto equilibrio fra alta divulgazione culturale e fruizione accessibile a tutti. Ed è questo infondo lo scopo principale di ogni possibile disciplina: rendere partecipe, incuriosire e coinvolgere lo "spettatore", quello che fa importanti i numeri delle presenze.

Arte non per tutti ma a disposizione di tutti. E questo il senso di mostre a cui oggi facciamo ancora riferimento quando parliamo di grandi (possibili) eventi cittadini. Storico dell’arte, già Capo delegazione del Fai di Siena, il che significa un continuo lavoro sulla valorizzazione di opere d’arte, è già passata alla storia come l’impronta di certe mostre: ne ricordiamo una per tutte, quella su Duccio di Boninsegna. L’anno era il 2003 e Siena non realizzò "solo" una grande mostra su questo artista, ma divenne il crocevia di docenti, operatori dei settori culturali e turistici, in un movimento scatenante un forte impatto culturale ed economico. Il massimo che si poteva ottenere.

Oltre ai conosciuti esperti Roberto Bartalini e Luciano Bellosi, accenniamo a presenze di grande impatto come Michel Laclotte, già Direttore del Louvre. Insomma, una città finalmente a respiro europeo. E qui, il Santa Maria della Scala accennò ad essere un contenitore di grande pregio e con radiose prospettive. La crisi cittadina poi colpì senza alcuna pietà.

Ma persone come Donatella Capresi non si sono mai perse d’animo: eccola oggi adoperarsi per l’Associazione Amici della Pinacoteca, portando un sostanzioso apporto al rilancio di una struttura che da tempo gridava vendetta, per i tesori che custodisce nel controsenso di non essere stata nei più efficienti circuiti divulgativi dell’arte mondiale. Un messaggio che sta finalmente arrivando e che, anche grazie alla spinta propulsiva del direttore Axel Hemery, sta finalmente raggiungendo gli stessi senesi e il resto del mondo.

Donna combattiva e illuminata, le due cose raramente vanno d’accordo, anche passaggi di oggi, come "Il Sassetta e il suo tempo", offrono letture dell’arte che sono un invito alla più ampia fruizione, non eventi riservati alla ristretta cerchia di esperti. E’ il senso di un viaggio, di un percorso che, quando incontriamo una sua creazione, un’idea che diventa concreta, ci fa pensare che insegnare alla predisposizione per ricevere cultura è già una forma di cultura.

Massimo Biliorsi