Capitano, manager e presidente Le tre vite in una di Mario Bruttini

Una foto una storia Vinse tre Palii in 4 anni per la Chiocciola, guidò la Mens Sana alla prima promozione in A

Capitano, manager e presidente  Le tre vite in una di Mario Bruttini

Capitano, manager e presidente Le tre vite in una di Mario Bruttini

Capitano vittorioso, presidente da storica promozione e soprattutto imprenditore di successo: il nostro Mattioli ha fermato nel tempo il senso di una vita, quello di Mario Bruttini, qui negli anni ottanta nel suo (unico) poco fortunato ritorno ad essere alla guida della Chiocciola. La sua carriera è un raro esempio di equilibrio fra risultati e illuminata modestia: pensiamo agli anni cinquanta di una città da ricostruire ma con personaggi di assoluto valore, ci vengono in mente proprio Bruttini e Tortorelli, che hanno saputo far girare idee ed economia praticamente da zero. Lui ed il lavoro in una polleria, poi imprenditore di carni e che trova la quadra perfetta con il commercio di legnami, offrendo alla città una nuova e proficua vocazione.

Gli anni da Capitano: i suoi folgoranti anni sessanta, con tre vittorie praticamente in quattro anni. La Chiocciola che imperversa e risponde anche al successo della rivale. Sono gli anni di Canapetta ma soprattutto di un gruppo dirigenziale di San Marco che è fra i protagonisti con le sue strategie paliesche, con una particolare attenzione al rapporto con le altre consorelle. E nel mezzo a questi successi c’è la scelta coraggiosa del primo successo, montando lo scomodo Peppinello. E Danubio corre via scosso al bandierino.

La grande passione per il basket: qui c’è una data che ferma il tempo, il 19 maggio 1973 quando con lui presidente la Mens Sana arriva finalmente alla serie A. E con lui una città e un nuovo palazzetto, il famoso dodecaedro. Siena si sente improvvisamente moderna. In tutte queste storie c’è di mezzo un personaggio schivo e pragmatico, garbato, denso di sfumature forse mai confessate, dove contano i fatti e ben poco le parole. Possiamo tranquillamente affermare che dietro a queste sue caratteristiche c’è il senso di una raggiunta saggezza. Ci mancano dirigenti così, ci mancano sportivi fatti a quel modo, ma soprattutto ci mancano imprenditori veri con idee lucide e corrispondenti alla realtà. Che creino nuove vocazioni ad una città povera di tutto, soprattutto di soluzioni vincenti. In ogni campo.

Scriveva Brooks che genio e virtù si travestono di sfumature di grigio più spesso che dei colori brillanti di un pavone. Questo è il miglior ricordo di un personaggio come Mario Bruttini, passato alla storia senza gesti e frasi eclatanti, con la concretezza del vincente.

Massimo Biliorsi