
Capelli è il nuovo decano dei capitani
Siena, 31 gennaio 2016 - Passaggio di testimone fra Guido Burrini della Lupa e Paolo Capelli della Torre che diventa decano dei capitani. E avrà un bel da fare quest’anno a dosare pressing sul Comune e spirito di collaborazione con Palazzo Pubblico, svolgendo quel ruolo propulsivo e al contempo di affiancamento che i dirigenti palieschi si sono prefissi. «La riunione di venerdì sera con i colleghi è iniziata proprio con un particolare ringraziamento a Burrini per il preciso e proficuo lavoro svolto», sottolinea Capelli.
Sulla base di quale criterio diventa decano?
«E’ il capitano più vecchio in carica. Dallo scorso anno, essendoci tre nomi che avevano la medesima anzianità nel ruolo, è stato deciso che la scriminante diventa allora l’anzianità anagrafica. Purtroppo è toccato a me».
Primus inter pares, comunque.
«Certo. Ho anche ritenuto opportuno stabilire, come già avvenuto in passato, la figura del vice-decano che è Francesco Ricci della Civetta. Il motivo? Spesso sono fuori per motivi professionali, quindi è giusto che ci sia sempre una persona disponibile a Siena. Ripeto, non enfatizziamo troppo la figura del decano perché, come hanno insegnato figure importanti del Palio quali Gianni Falciani, Mario Toti e Maurizio Vanni, è colui che coordina le attività di tutti i capitani ed è portavoce di decisioni che, la maggior parte delle volte, vengono assunte all’unanimità».
L’esperienza, comunque, conta.
«Serve perché conosci meglio la festa da dentro. E’ anche segno di saggezza nella gestione dei rapporti».
E’ stata costituita la commissione per il mossiere: che paletti si sono dati i capitani?
«Dobbiamo prendere atto che un po’ di tempo c’è: ufficialmente fino a maggio. Naturalmente contiamo di finire molto, molto prima».
Magari per invitarlo a vedere qualche corsa a Monticiano?
«Perché no, del resto è stato fatto anche in passato».
Ambrosione ormai è fuori gioco per il 2016?
«Come decano lo ringrazio per il servizio reso nei suoi 13 Palii. Non entro nel tecnicismo ma si è dimostrato un gran signore che si è calato in punta di piedi nella festa amandola e rispettandola, lasciando un segno positivo. E’ stato lui a fare un passo indietro».
L’identikit del nuovo uomo del verrocchio?
«Totale autonomia della commissione nel fare consultazioni e verifiche da subito. E’ chiaro che poi solo il tempo rivelerà se la scelta è stata giusta o sbagliata, non basta un incontro di poche ore».
I capitani chiederanno di vedere il sindaco: il nodo Mociano va risolto.
«A dicembre ci disse che lavorava per una soluzione positiva, l’ha ripetuto alla cena dei barbareschi. Lo contatterò per un appuntamento nei prossimi giorni. Con il vice decano chiederemo se ci sono novità al riguardo perché la pista è utile alla festa».
Ma non esiste disponibilità, da parte delle dirigenze, a partecipare economicamente.
«Il Palio è organizzato dal Comune così come il Protocollo. Sta ad esso investire».
Suggerimenti proprio per il Protocollo?
«Tutti insieme – Comune, capitani, fantini, proprietari e allenatori – dobbiamo prendere atto dei cambiamenti avvenuti nell’ippica che vive una grande crisi che non ha risparmiato i mezzosangue. La prima cosa che mi viene in mente sarebbe quella di trovare strumenti che incentivano la maggiore partecipazione alle corse in provincia ma anche alla Tratta per compiere una scelta con più soggetti possibile. Si potrebbero calmierare le esclusioni che si basano sulla soggettività ossia con la dicitura ‘non morfologicamente adatto’. Prima di esprimersi in tal senso, magari, vediamo i cavalli anche in Piazza. In passato ci sono stati nomi che non apparivano adeguati ma poi hanno scritto la storia del Palio».