Centomila file raccolti e archiviati, una progettazione avviata con nove mesi di anticipo, la fase operativa iniziata a gennaio. Sono questi solo alcuni elementi del progetto ’50 Cantieri - Viaggio verso un’utopia possibile’, esemplificativi però della sua stessa consistenza, varato dalla Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano per celebrare il mezzo secolo di storia della manifestazione. E, accostandosi ai contenuti, come abbiamo potuto fare in esclusiva, già il verbo ‘celebrare’ appare inadeguato perché dentro ci sono ricerca, curiosità, passione (e passioni), affetto, ma anche elementi di un’analisi sociologica e culturale che, appunto, non sempre ‘celebra’, ma porta anche alla luce crisi, inadeguatezze, strappi. Tutto fa del Cantiere un prodotto veramente fuori dall’ordinario, il vettore che, grazie alla geniale intuizione di Hans Werner Henze, ha portato Montepulciano fuori da una confortevole atmosfera domestica e l’ha proiettata nell’orbita intorno alla Terra. Intanto dall’idea non scaturirà solo l’annunciata mostra che, dall’11 luglio al 14 settembre, occuperà due grandi sale della Fortezza, con orario 10-19 ed ingresso libero. In parallelo, ma come prodotto autonomo, non come catalogo della rassegna, la Fondazione sta editando un volume di ben 320 pagine. Due i curatori, Paolo Barcucci, per la mostra, e Antonio Fatini, a cui è affidato il libro, personaggi ben conosciuti, le cui storie personali e professionali sono legate da sempre al Cantiere (anche, per Fatini, come autore). "Seicentoquaranta sono le foto esposte, stampate su settantadue grandi pannelli di tela – enumera Barcucci –, divise nei due saloni secondo un criterio cronologico che risponde però anche al cambio di natura del Cantiere che, con la nascita della Fondazione, venti anni fa, rende la manifestazione (e la stessa Montepulciano) soggetti autonomi; si aggiungono i display su cui scorreranno le immagini che ‘racconteranno’ singoli eventi". Il libro ha un’ulteriore specificità "in quanto – spiega Fatini – è la prima antologia mai pubblicata che riunisce tutto ciò che Henze, negli anni, ha scritto sul Cantiere", comprese preziosissime, inedite riproduzioni di lettere e documenti. Dai contributi dei collezionisti sono pervenute immagini di cui si erano perse le tracce, come i bozzetti delle scenografie di "Una storia della fine del mondo", dello stesso Fatini, del 1979, messi a disposizione da Roberto Chechi, o un progetto quinquennale di Henze redatto subito dopo la ‘crisi’ del 1992 che dimostra che, in realtà, come dice Fatini, "il Maestro non è mai andato via".
Diego Mancuso