ANNA DUCHINI
Cronaca

"In Cambogia trattata come un’appestata"

Il racconto di Margherita, volontaria in Asia. "Prima tutti mi cercavano, ora hanno paura che possa contagiarli perché sono italiana"

Margherita, volontaria in Asia

Margherita, volontaria in Asia

Sarteano (Siena), 14 aprile 2020 - Resta incerto il rientro di Margherita Calestrini, la giovane sarteanese che si trova in Cambogia per attività di volontariato. La ragazza, laureata in Scienze politiche all’Università di Siena, città dove risiede, ha lasciato l’Italia a novembre con l’associazione Kora per insegnare inglese a bambini e ragazzi presso il CYA Learning Center. Il rientro, programmato dopo una lunga attesa ed una serie di vicissitudini legate al visto, poi risolte anche con l’aiuto dell’ambasciata italiana, era previsto per il 20 aprile, ma i voli sono stati cancellati. Un’esperienza umana carica di solidarietà che però il coronavirus ha messo a repentaglio.

«Lavorare a stretto contatto con i ragazzi mi ha permesso di scoprire una cultura straordinaria - ci racconta Margherita Calestrini – Malgrado i limiti dovuti alla lingua, sono stata accolta fin da subito, presa per mano dai bambini e introdotta nelle loro case". Ma poi tutto cambia con il drammatico boom delle infezioni Covid-19 in Italia. "Da un giorno all’altro le persone, anche quelle che già mi conoscevano, hanno cambiato atteggiamento nei miei confronti. Laddove la fiducia è venuta a mancare, la paura ha preso il sopravvento - ci spiega Margherita- Nelle ultime settimane ho vissuto spiacevoli situazioni che mi hanno fatto sentire discriminata. Quando cammino per strada la gente si volta coprendosi la bocca, con la mano, con la sciarpa o con la maglietta. I bambini, invece di corrermi dietro urlando felici ’hello’, restano distanti, puntandomi il dito e chiamandomi ’Corona’. Alcuni commercianti hanno rifiutato di vendermi cibo, biglietti o altre cose intimandomi di andare via. Quando faccio i check-in negli alloggi ho sempre paura che non mi accettino perché sono italiana".  

«Ho paura di rimanere sola – dice ancora Margherita – in un paese che non è il mio, lontana dai miei cari. Il colore della pelle mi fa sentire esposta e vulnerabile e sento che le differenze culturali, che durante questi mesi si erano straordinariamente assottigliate, adesso vanno ampliandosi per colpa della paura. Questa vicenda la racconto perché coinvolge il tema dell’accoglienza fra i popoli e noi europei sappiamo bene cosa significasse per noi prima del coronavirus. Un problema che negli ultimi anni ha sollevato accesi dibattiti, spaccando l’opinione pubblica in due, pro o contro. Questo incubo chiamato Covid-19 finirà, le persone in Cambogia ritroveranno il sorriso e gli europei non saranno più visti come una minaccia. Chissà se quel giorno, in Europa, cominceremo a fare lo stesso con i migranti".