PINO DI BLASIO
Cronaca

Caiata si dimette da segretario lucano di FdI Il legale di Bidilo: "Stipendi, bloccati i conti"

Il post su Facebook del deputato: "Rimetto il mio mandato alla Meloni, la giustizia riconoscerà la mia totale estraneità ai fatti imputati"

di Pino Di Blasio

I cerchi concentrici generati dal macigno nello stagno dell’inchiesta ’Hidden Partner’, cominciano ad allargarsi. E arrivano anche alla politica e in Parlamento. L’onorevole Salvatore Caiata, indagato per associazione a delinquere, appropriazione indebita, autoriciclaggio e reati fiscali, con familiari iscritti nel registro degli indagati, con gli investimenti sul Potenza calcio finiti sotto la lente degli inquirenti, ha annunciato con un post su Facebook di aver fatto un passo indietro ai vertici del suo partito. "Ho appena rimesso nelle mani dell’onorevole Giorgia Meloni il mio mandato da segretario regionale della Basilicata di Fratelli d’Italia - ha scritto Caiata -. Ho a lungo riflettuto, e proprio perché sono certo che questo attacco - ci tengo a dire del tutto infondato e privo di ogni connotazione, cosa che presto la stessa giustizia sono certo potrà appurare - nasce con lo scopo di ledere l’immagine del partito oltre che la mia persona, mi occorre tutelare la stessa con questo atto".

Salvatore Caiata fu eletto deputato nel 2018 con il Movimento 5 stelle; fu espulso poche settimane prima del voto perché indagato nell’altra inchiesta della procura senese, legata soprattutto alla vendita a Igor Bidilo della tenuta di Monteriggioni. Inchiesta poi archiviata. "Sebbene cosciente che quanto riportato dai giornali - ha proseguito il deputato - attiene alla mia vita professionale privata e non al mio ruolo istituzionale che ho sempre portato avanti con trasparenza e lealtà , e soprattutto che presto la giustizia, in cui ripongo la mia totale fiducia saprà riconoscere la mia totale estraneità ai fatti imputati, ma anche che la strumentalizzazione e lo sciacallaggio messo in atto contro la mia persona possa penalizzare l’immagine di Fratelli d’Italia. Sono quindi a rimettere il mandato da segretario regionale, lo devo a Giorgia, che mi ha dato fiducia, al partito che merita di essere tutelato, ai miei conterranei che credono in me e nella mia figura, e a me stesso, perché - ha concluso - mai potrei perdonarmi di aver nuociuto ciò a cui tengo più: la famiglia di FdI Basilicata".

Con il suo ingenuo candore da grillino, il parlamentare 5Stelle senese, Luca Migliorino, è intervenuto in aula sull’inchiesta. Anche se era candidato nella stesso partito di Caiata: "La buona politica derivata dai cittadini di Siena. I senesi hanno reso note le loro preoccupazioni alle autorità e anche ad alcuni politici. Attenderemo il prosieguo delle indagini, per ora lo scenario degli indagati è sconvolgente".

Dalla politica al lavoro. La prima mossa dell’avvocato Carlo Arnulfo, legale di Igor Bidilo, è stata una lettera ai gip e al pm dell’inchiesta, Siro De Flammineis, nella quale chiede di sbloccare un conto corrente al Monte dei Paschi per "pagare gli stipendi dei dipendenti delle Caffetterie Nannini". Il conto è tra quelli bloccati dagli inquirenti.

Il magnate kazako Igor Bidilo, nonostante sia il primo protagonista dell’inchiesta, la ’sorgente’ del presunto riciclaggio, non sarà interrogato dal gip. A parte i sequestri di attici milionari e di immobili pregiati, non è stato colpito da nessun provvedimento, non gli è stata contestata l’associazione a delinquere, perché ha delegato la gestione delle società a Maxim Constantin Catalin e Cataldo Staffieri. Altro dettaglio non secondario, i legali di Bidilo non hanno mai dato seguito alla proposta di acquisto delle quote di Sielna, fatta dagli armeni di Berkeley Capital, proprio per non mettersi contro la procura e aprire con gli inquirenti, con la vendita delle azioni, un altro fronte sul presunto riciclaggio. A parte la dote patrimoniale miliardaria di Bidilo, rispetto agli altri indagati paradossalmente è quello che rischia meno. Per Staffieri e Maxim l’elenco delle contestazioni va dalla corruzione all’appropriazione indebita, dal reati societari a quelli tributari, passando per l’associazione a delinquere. Che è contestata anche a Salvatore Caiata (come l’autoriciclaggio) e a Andrea Bellandi (assieme all’appropriazione indebita). Per Massimo Guasconi e Vincenzo Del Regno la contestazione è la corruzione.