REDAZIONE SIENA

Buoni pasto da fame per i dipendenti dell’Asl ’comandati’ in procura

Negato il diritto alla card per il rimborso del servizio mensa di 7 euro che spetta agli altri dipendenti Asl. Discriminazione da sanare

Dipendenti di serie B. Almeno per quanto riguarda i buoni pasto. Così si sentono gli addetti dell’Asl che, in virtù di un bando dell’Estar emesso nel 2016, lavorano tuttora in comando presso alcune procure. Quella di Siena compresa. Di fatto questo passaggio non ha comportato un cambiamento del trattamento giuridico ed economico del personale. E per quanto riguarda il servizio mensa, è rimasto a carico dell’azienda di provenienza. In questo caso, appunto, l’Asl Toscana Sud Est. Così si specificava nel bando.

Ma con l’introduzione recente da parte dell’azienda per tutti i dipendenti – dunque anche quelli in comando nelle procure – di una card per il rimborso del servizio mensa dell’importo di 7 euro nasce, per così dire, la diseguaglianza. Questi ultimi, infatti, non riescono proprio ad accedervi. Si dirà: una piccola cosa. Sono cifre modeste. Si tratta però di una questione di giustizia, tanto per restare in tema con il lavoro svolto dagli operatori in comando. Che chiedono di essere considerati di serie ’A’, come tutti gli altri.

Facciamo un passo indietro. Finora il rimborso del pasto che l’Asl riconosce loro prevede il limite massimo rimborsabile di 4,40 euro da cui viene tolto 1,03 euro. Naturalmente vanno presentati gli scontrini in originale che devono risultare battuti nei trenta minuti della pausa che risulta dalle timbrature. Tutto viene inviato ad un ufficio interno per le verifiche ed il successivo inserimento del rimborso in busta paga. Che dunque si ferma a quota 3,37 euro. Facile capire che con questa cifra non viene assicurato un pasto che, sotto il profilo nutrizionale, si può considerare adeguato.

Qui s’inserisce la nuova card per il rimborso del servizio mensa di 7 euro. Chiaro che anche il personale comandato presso le procure è corso a fare domanda. Di più. Sono state attivate anche delle convenzioni con bar ed esercizi prossimi alla sede di lavoro. Ma, come si dice a Siena, hanno battuto nel canape. Perché si sarebbero sentiti rispondere dall’Azienda che c’era un inghippo operativo-burocratico legato al cartellino che impediva loro di essere equiparati ai colleghi rimasti all’Asl. Per questi ultimi l’inserimento di entrata-uscita sarebbe automatico mentre in quello degli addetti delle procure risulta l’assenza in quanto in comando presso altri enti.

Difficile pensare che sia un problema insormontabile per l’Azienda. E che possa essere legato a questioni di bilancio in quanto gli addetti sono pochi, sia a Siena ma anche ad Arezzo e Grosseto. Sette in tutto, probabilmente. Che hanno diritto come gli altri dipendenti ad un pasto dignitoso in linea con gli standard previsti per una corretta alimentazione.

La.Valde.