
Bonifazi, medico a cinque cerchi. Parigi sarà la sua decima Olimpiade
"Ho cominciato a nuotare a 9 anni, a Colle Val d’Elsa nella piscina olimpica. Era il 1967, ho fatto qualche garetta con risultati modesti. Facevo l’istruttore di nuoto per i bambini nella piscina in Piazza d’Armi e studiavo medicina. Mi sono specializzato in Medicina per lo sport nel 1986 e ho cominciato a collaborare con i medici della Federazione Nuoto. Il battesimo con la Nazionale è stato ai mondiali di Madrid del 1986".
Marco Bonifazi, docente di Fisiologia all’Università di Siena, dal 1988 coordinatore tecnico del centro studi della Federazione Italiana Nuoto, dal 2001 presidente della commissione medica e, dal 2014, coordinatore tecnico-scientifico della stessa Federazione, è pronto a partire per la sua decima Olimpiade.
"A Parigi non parteciperò alla sfilata inaugurale - confessa - primo perché hanno cambiato le regole e hanno ammesso pochi dirigenti. Poi perché è stancante, ore e ore in piedi a vedere sfilare atleti di 200 Paesi. L’ultima volta l’ho fatta a Pechino".
Partiamo dalla sua prima Olimpiade, Seul 1988.
"Sono andato come medico della nazionale di nuoto italiana. Erano i Giochi di Lamberti, allenato da Castagnetti, storico trainer di Federica Pellegrini. Lamberti andò male, ma fu l’inizio della crescita del nuoto italiano. L’anno dopo Lamberti fece il record del mondo".
Barcellona, 1992: i Giochi del Settebello d’oro.
"Ero il medico della squadra di pallanuoto, allenata da Ratko Rudic. Rudic aveva la passione dello sport. Collaborai con lui fino al 2000, l’epoca d’oro della pallanuoto".
Nel 1996 ad Atlanta niente di memorabile.
"Eravamo in un villaggio olimpico estremamente spartano. Vincemmo una sola medaglia nel nuoto, con Merisi nei 200 dorso, più il bronzo con il Settebello. C’erano i giovani Rosolino e Brembilla, arrivarono quarti".
Sidney 2000, dall’altra parte del mondo.
"La migliore Olimpiade per i podi, ero commissario dell’area tecnica e medico. Vincemmo 6 medaglie, 3 d’oro con Fioravanti e Rosolino, più Rummolo. Il villaggio olimpico però era nei container".
Il ritorno a casa, Atene 2004.
"L’esordio della divina Federica Pellegrini, che arrivò seconda per un soffio nei 200 metri stile libero. La pallanuoto femminile, il Setterosa, vinse l’oro".
Pechino 2008, la spedizione più ’pruriginosa’, con lei che fece da argine tra Pellegrini, Magnini e Marin.
"No, quell’affaire avvenne in Cina ma ai mondiali di Shanghai. Le Olimpiadi a Pechino sono stati i Giochi più belli per gli impianti. Le gare di nuoto erano al Water Cube, un centro avveniristico. Le batterie erano in programma nel pomeriggio, le finali la mattina, per imposizione delle tv americane. Federica Pellegrini dimostrò un carattere straordinario: nei 400 metri era la favorita, ma la finale al mattino la vide arrivare quinta. Superò la delusione, facendo il record del mondo nei 200 stile libero. E poi vinse l’oro".
Londra, 2012?
"Olimpiade deludente, l’unica dove non vincemmo neanche una medaglia nel nuoto. Solo l’argento del Settebello".
Poi c’è il record di Rio, 2016.
"Siamo diventati una potenza nel nuoto, con l’oro di Paltrinieri e altre sette medaglie conquistate in piscina, due con la pallanuoto maschile e femminile. Otto medaglie è il primato".
Tokyo 2021 sono i Giochi condizionati dal Covid?
"Abbiamo eguagliato il bottino di medaglie di Sidney, 6 ma nessuna d’oro. Tra i 3 argenti e 3 bronzi spicca la medaglia di Paltrinieri, argento nonostante la nononucleosi. E la finale raggiunta da Pellegrini nei 200 stile libero, una carriera stellare. Il villaggio era bello, funzionale".
Cos’è l’Olimpiade?
"Il massimo della carriera sportiva per gli atleti. C’è il gusto di partecipare, l’emozione delle medaglie, l’ansia del risultato".
Le stelle di Parigi 2024?
"Thomas Ceccon, Simona Quadarella e Benedetta Pilato sono le nostre punte, più la staffetta 4x100. La pallanuoto è un terno al lotto, imprevedibile".