
Bivio Emergenza-urgenza "Personale, stop al calo"
di Paola Tomassoni
"Un dipartimento complesso, con varie componenti territoriali, ma unificato nella risposta d’emergenza ai bisogni di oltre 800mila residenti , in un’area vasta che per estensione è metà della Toscana. La sfida è stringere le maglie di un tessuto tanto articolato". Fra dote avuta in eredità dal suo predecessore Massimo Mandò e nuove sfide all’orizzonte, Mauro Breggia traccia il quadro del dipartimento di Emergenza-urgenza dell’Asl Toscana sud est, di cui dal primo agosto è direttore. Una realtà, quella dell’emergenza, che il dottor Breggia conosce bene provenendo dalla direzione del Pronto soccorso di Grosseto e dell’area provinciale grossetana e prima ancora dell’Emergenza-urgenza dell’Usl 9.
Dottor Breggia, arriva alla direzione del Dipartimento dopo la pandemia, vera e propria emergenza nell’emergenza, che ha lasciato un’eredità importante.
"L’emergenza-urgenza è stata in prima linea nella guerra al virus. Ne abbiamo tratto almeno un insegnamento: quello che il lavoro in team è l’unico che permette di far fronte ad un ciclone imprevedibile e sconosciuto come è stato il Covid. Non abbiamo avuto paura di fronte al suo impatto devastante e nessuno si è tirato indietro, proprio perché facevamo parte di una squadra".
Un Dipartimento che, come diceva, è assai complesso: quanto fondamentale?
"Nella Toscana sud, l’Asl ha 13 Pronto soccorso a coprire tutto il territorio, di varie dimensioni: dai due più grandi, di Grosseto e Arezzo, ai medi e ai tanti presidi di prossimità. Poi ci sono il 118 e le terapie intensive: un’organizzazione diversificata che risponde ogni giorno ai bisogni dei cittadini, sia in termini di qualità che di quantità".
Quali le criticità?
"Nella sanità è sempre work in progress: bisogna innovare, fare ricerca e formare il personale. Dunque mai fermarsi allo stato di fatto o al risultato parziale. La prima sfida da affrontare è la carenza di personale dell’emergenza-urgenza, soprattutto di medici. Fare appello allo spirito di squadra qui non basta: bisogna invogliare i professionisti ad andare in prima linea. Posso capire il giovane medico che preferisce aree meno stressanti e a rischio e mi auguro che la Federazione dei medici e i sindacati, insieme alle istituzioni sanitarie, riescano ad arrivare a misure incentivanti, economiche". Per quanto riguarda la realtà locale?
"Ci sono criticità strutturali, insite in un territorio molto vasto ma non altrettanto antropizzato. Rispondere all’emergenza e coprire un’area che va dal Casentino alle isole è impegnativo. E tutto è da fare con una tempistica di urgenza".
Si è parlato spesso di necessità di alleggerire i Pronto soccorso. Come?
"La Regione Toscana ha dato il via libera alla riforma, riorganizzazione sanitaria sul territorio. Occorre maggiore e migliore presa in carico dei pazienti sul territorio in modo che si allenti la pressione sui Pronto soccorso, dove oggi invece siamo ancora chiamati a gestire patologie croniche in fase acuta".
Fra i possibili cambiamenti è prevedibile un ritorno del medico sull’ambulanza?
"Il dinamismo è regola nell’emergenza, dunque modifiche arriveranno ma non sarà una rivoluzione. In sanità non si viaggia con slogan: i medici vanno distribuiti in modo ottimale, senza lasciare vuoti. Dobbiamo allora ottimizzare le professionalità presenti e l’impiego degli infermieri. Oltre ad imparare a ragionare in termini di target, obiettivi di salute".
Fra due settimane a Siena ci sarà il Palio e il 118 copre un ruolo inderogabile.
"Ho studiato a Siena, conosco il Palio, anche a me molto caro. Con il 118, grazie al direttore Panzardi, sapremo ancora una volta predisporre un servizio adeguato all’evento".