"Così curo i feriti nell’esplosione di Beirut"

Il racconto di suor Hened, che per anni ha prestato servizio tra le corsie di Campostaggia: "Immane tragedia, la situazione è drammatica"

Suor Hened

Suor Hened

San Gimignano, 8 agosto 2020 - Nell’inferno di fiamme che ha distrutto quasi tutta la città di Beirut si è alzata una voce amica di una religiosa, una suora che per anni ha operato nella comunità della Valdelsa. E’ lei che, tra macerie e persone ferite, ha raccontato in pochi attimi l’improvvisa e immane tragedia che ha colpito un intero popolo e ha commosso il mondo.  

E’ la voce di suor Hened, come è chiamata da tutti, per l’anagrafe Hind Addad, una voce che arriva da lontano dopo il tremendo scoppio che ha scosso davvero tutto il mondo. In mezzo a queste macerie e fra i tanti feriti e morti, suor Hened porta la testimonianza di quella povera gente, di quel Paese martoriato raccontando sofferenza, sgomento e anche la speranza. Questa religiosa ospedaliera libanese, nata proprio a Beirut, con la sua veste bianca, per molti anni è stata fra i malati di San Gimignano, negli ambulatori del distretto, fra le corsie dell’ospedale di Campostaggia e di aiuto alla parrocchia del Duomo. Sempre con i giovani.  

Proprio dalla parrocchia domani durante la messa delle 11 il parroco don Mauro Fusi lancerà il messaggio e farà un appello per portare aiuti e sostenere la comunità della città di Beirut. Suor Hened aveva fatto le valige da pochi mesi e era tornata nella sua città, Beirut, per prestare nuovamente opera da paramedico nell’ospedale libanese dove la comunità delle religiose dell’Ordine è da sempre impegnata. "Per fortuna il complesso è molto lontano dal luogo dell’esplosione e nessuna delle suore è rimasta ferita", spiega la suora.  

Hened e le sue sorelle si sono trovate di fronte agli occhi una immane tragedia che ha colpito la martoriata città di Beirut e la sua gente. Una volta, in anni oramai lontani anni luce, il Paese dei cedri era definito la Svizzera del Medio Oriente per ricchezza e benessere. Una volta. Poche parole piene di angoscia, tristezza e di speranza e soprattutto di richieste di aiuto. "Io e le mie sorelle – racconta suor Hened – ci siamo subito adoperate nel pronto soccorso di Beirut per prestare le prime cure ai tanti feriti soccorendoli addirittura sul pavimento e a mani nude".  

La religiosa era partita dalle torri in pieno Coronavirus con la nuova missione per prestare il prezioso servizio di aiuto alla sua comunità in uno degli ospedali della capitale libanese, entrando in servizio con altre tre suore presso uno degli ospedali più importanti della capitale libanese. "La situazione è davvero catastrofica. Non ci sono parole per esprimere lo stato della gente. Abbiamo avuto centinaia di feriti, non esagero, sono davvero centinaia che sono venuti anche a piedi e li abbiamo curati e medicati in condizioni disperate. Con mancanza di materiale e di guanti. E’ davvero terribile. Un attentato alla dignità della persona". Ma la religiosa non perde la speranza: "Sp eriamo che gli aiuti tocchino anche al nostro ospedale. Dallo scorso 4 agosto, dalle 18,05 curiamo solo i feriti di questa spaventosa tragedia".  

Romano Francardelli