
Enrico Viglierchio, presidente di Banfi Società Agricola e amministratore delegato dal 2001 dell’azienda, con deleghe piene dopo che Remo Grassi è andato in pensione, vuole parlare soprattutto della portata dell’adesione alla Carta di Urbino da parte di Banfi. La firma risale al 23 giugno, al Festival internazionale della salute e sicurezza sul lavoro, ma il documento che fissa i principi base per la promozione del benessere dei lavoratori nei luoghi di lavoro, era stato anticipato a Bilbao a marzo. L’ad di Banfi, però, non si sottrae a fotografare lo stato dell’arte dell’azienda capace di portare il Brunello nei mercati di tutto il mondo.
"Oggi fatturiamo tra i 60 e 65 milioni di euro - rivela Viglierchio - il 90% del nostro business è dato dal vino, il restante 10% dall’ospitalità. L’azienda nasce nel 1978 su impulso della famiglia Mariani. Che è ancora proprietaria di Banfi, e la governance è nelle mani di Cristina Mariani-May". Siamo alla terza generazione alla guida dell’azienda, il leit-motiv resta il ponte tra l’Italia e gli States sul vino.
"Il mercato principale resta quello italiano, seguito dal Nord America, Stati Uniti e Canada - prosegue l’ad Viglierchio -. Non ci saranno molte variazioni nell’andamento delle esportazioni quest’anno. Ma è la policy aziendale che resta la novità principale di questa fase".
Il riferimento è alla Carta d’Urbimo e all’adesione di Banfi al manifesto sul lavoro sostenibile. "I dieci principi della Carta di Urbino si coniugano perfettamente con la visione che Banfi ha sempre avuto, fin dalla sua nascita, del benessere delle persone nel mondo del lavoro e della centralità delle risorse umane, pilastro fondante dell’organizzazione aziendale. Oltre che un dovere morale che dovrebbe accomunare tutte le organizzazioni d’impresa, la firma della Carta di Urbino è stato un momento di profonda emozione e condivisione del nostro agire il rispetto e la tutela della salute e sicurezza delle nostre persone. E’ stata riconosciuta dall’Unione Europea, come manifesto sul benessere organizzativo. E anche la Regione Toscana, come ha dichiarato l’assessore Bezzini, ha sottoscritto la Carta d’Urbino. Tramite il professor Pascucci, uno dei relatori della Carta, siamo entrati in contatto con gli ideatori".
Una Carta resta tale se non ha ben chiari gli obiettivi da raggiungere. Enrico Viglierchio evidenzia anche i numeri dei dipendenti che riceveranno benefici dalla firma. "Oggi Banfi conta 380 dipendenti, dalle cantine ai vigneti alle strutture per l’ospitalità. La nostra missione è garantire una buona organizzazione aziendale per il benessere dei lavoratori. La Carta d’Urbino non fa differenze tra mansioni e tipologie di contratto, tutela tutti i dipendenti allo stesso modo. Banfi è tra le prime imprese toscane ad aver aderito ai dieci punti. Ma la Carta sta cominciando a circolare, dopo essere stata adottata dall’Unione Europea. Non vogliamo un bollino di sostenibilità da sbandierare - afferma deciso l’ad Viglierchio nelle conclusioni - quanto invece dare corpo alla maggiore sicurezza sul lavoro. Un tema che in Italia non sta certo dando buoni risultati. La normativa è scritta in modo ineccepibile, ma la sicurezza sul lavoro non deve essere vista come obbligo. Deve entrare nella cultura di tutte le aziende".