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Baby gang, scattano gli interrogatori I coetanei tifavano durante le botte

Venerdì a Firenze saranno ascoltate dalla procura dei minori almeno quattro componenti della banda. Le vittime non andavano a farsi refertare. La polizia analizza i cellulari a caccia di altre aggressioni

di Laura Valdesi

SIENA

Il ring, in un caso particolarmente eclatante, era stato il sottopasso di piazza Gramsci. Dunque una zona centralissima, anche se apparentemente più defilata. In un’area ad alta densità di giovanissimi che la frequentano perché terminal dei bus. Qui aveva avuto luogo una delle aggressioni più violente da parte di alcune bulle appartenenti alla baby gang ’in rosa’ scoperta dagli uomini del vice questore aggiunto Riccardo Signorelli che comanda la squadra Mobile. Che ora inizieranno ad analizzare i cellulari sequestrati alle ragazzine nel blitz all’alba di venerdì scorso per entrare nel loro mondo. Capire ancora meglio la dinamica della banda, i suoi eccessi. Scoprire se c’è davvero un ’movente’ profondo oppure se, peggio, si tratta di ragioni banali. Antipatie. Un fisico che non rientra nei canoni che vanno di moda. I poliziotti cercheranno di rendere ancora più nitidi i ruoli delle dieci bulle, dove c’era chi riprendeva le aggressioni per postarle sui social, non pensando che quello era un reato. Dai cellulari potrebbero emergere anche ulteriori filmati, oltre a quelli già trovati. Che raccontano di altre violenze nei confronti di vittime che, magari, hanno fino ad ora taciuto. Per paura. Per quel senso di impotenza e di angoscia, di ansia, che atterriva quante finivano nel mirino della banda di ragazzine. Certo è invece che in qualche circostanza c’è stato un pubblico, sempre giovanissimo, ad assistere alle percosse senza fare niente, magari tifando. Maschi compresi.

Dovranno spiegare tutto al procuratore dei minori Antonio Sangermano e al pm Filippo Focardi quando venerdì mattina già alcune di loro si presenteranno davanti agli investigatori. Ad essere ascoltate almeno quattro ragazzine, tre difese dall’avvocato Maria Teresa Fasanaro. E una che avrebbe avuto un ruolo leader nel gruppo, assistita dall’avvocato Alessandro Betti. Che rileva "come gli episodi vadano inseriti in una valutazione più ampia", ponendo l’accento sul fatto che la spettacolarizzazione della violenza tra i giovani è sì un fenomeno sempre più diffuso e che va attenzionato. Stigmatizzando però "la diffusione del video trattandosi di episodi che riguardano minorenni. In più non dimentichiamoci che si deve partire dalla presunzione di non colpevolezza. Comunque, ora la mia assistita potrà chiarire quanto contestato".

Atti persecutori, percosse e lesioni, fra le contestazioni a vario titolo nei confronti delle dieci adolescenti cresciute a Siena, di età fra i 14 ai 17 anni, finite nei guai per i pestaggi nel centro storico e a Taverne, avvenuti anche in pieno giorno. Agguati in piena regola. E chi usciva dalla baby gang veniva punita in maniera pesantissima. Quanto alle botte, le conseguenze non sono state gravi e le ragazzine se ne sono guardate dall’andare in ospedale, custodendo l’angoscia nel cuore e nascondendo il dolore.