"Apriremo un tavolo con i sindacati, teniamo al futuro dei dipendenti"

Reazioni delle organizzazioni al piano industriale. Sileoni,. Fabi: "La sfida è assicurare. longevità al MontePaschi"

"Apriremo un tavolo con i sindacati, come noi hanno a cuore il futuro dei dipendenti" è la premessa dell’ad Lovaglio, quando si parla degli esodi concentrati soprattutto nel 2022, per sfruttare appieno il fondo solidarietà. Saranno 3.500 entro fine novembre, poco più di 4mila in totale nel periodo di piano. Accompagnati da un taglio di 150 filiali, 100 delle quali entro il 2024, rispetto alle 1.368 di oggi.

"Non c’è un piano B - replica l’ad alle perplessità dei cronisti - siamo fiduciosi che il piano A centrerà gli obiettivi. Il Monte dei Paschi ha 175 miliardi di euro di assets totali, 79 miliardi di impieghi alla clientela, 3 miliardi di euro di ricavi. Ha una storia di 550 anni, è la prima banca in Toscana, la terza in Veneto, la quinta in Lombardia, grazie a 3,7 milioni di clienti".

Le reazioni dei sindacati non si sono fatte attendere. La prima è della Fabi, firmata Lando Maria Sileoni: "Dal punto di vista politico, la vera sfida e il vero obiettivo, almeno da parte della Fabi, è quello di assicurare a Mps una longevità che vada ben oltre la scadenza del piano industriale. Il nuovo piano sarà affrontato e discusso, come sempre, dai vertici della banca con i coordinamenti sindacali Mps e soltanto in quella sede ci saranno i dovuti approfondimenti, documenti in mano, per verificare se esistono le condizioni di un accordo sindacale". "L’indicazione di circa 4 mila esuberi di dipendenti, da realizzare prevalentemente in un solo anno, prospetta una riduzione di quasi il 20 per cento del personale, con ricadute negative in termini occupazionali e inevitabili implicazioni sull’operatività di quanti resteranno in servizio" dice Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. Che evidenzia il pregio del piano di "garantire un futuro a Mps e preservarne l’identità".

Con una nota congiunta Cgil e Fisac Cgil Siena intervengono sul piano. "Esprimiamo un primo giudizio positivo sulla decisione di salvaguardare l’unità della Banca, fugando l’ipotesi di uno ‘spezzatino’ dell’azienda da noi sempre osteggiata insieme a quella di frettolose svendite dei suoi asset. Ma chiediamo maggiore chiarezza invece sul percorso di riorganizzazione che dovrà mirare al rilancio della Banca, così come sull’aumento di capitale che costituisce l’architrave su cui poggia l’intero progetto. Che auspichiamo sia finalmente e veramente strutturato sull’intero quinquennio". Una buona apertura di credito, prologo a trattative meno conflittuali sugli esodi.