
Un libro incentrato su storie, alcune drammatiche, di piloti. Una in particolare: quella di Alberto Nassetti. Uno tra i più giovani piloti di Alitalia che amava il suo lavoro. Riuscì a sconfiggere un tumore al cervello per poi tornare, fu il primo al mondo, nella cabina di pilotaggio dopo aver superato innumerevoli test psico-fisici. Un calvario dopo i drammatici anni vissuti per sconfiggere il tumore. E’ la brevissima sintesi contenuta nel libro ’Molte aquile ho visto in volo’ scritto dal fratello Filippo, edito da Baldini- Castoldi.
Il lavoro è stato presentato l’altra sera a Sarteano paese dove la famiglia Nassetti soggiorna da tanti anni. Ed è qui che è stato sepolto Alberto, medaglia d’oro al merito civile assegnata dal Presidente Ciampi nel 2005. "Nel libro racconto – scrive Filippo Nassetti – il sorgere della vocazione al volo in mio fratello, con una lettera a nostro padre, fin da tenera età. Quindi le selezioni per entrare all’Alitalia dove si piazzò al primo posto del suo corso. Appena 23enne diventò pilota. Uno dei più giovani della compagnia di bandiera. Descrivo anche la paura che aveva di veder sfumare il proprio sogno quando, meno di due anni più tardi, gli fu diagnosticato il tumore". Immaginabile il dramma che vissero lui e tutta la famiglia alla quale cercò di nascondere, fin quando la verità non emerse, il grave male che aveva. E’ il 1991 quando Alberto vince il tumore. Tornare in cabina di pilotaggio era quasi impossibile. Nessun precedente. Ma Alberto ci riuscì. Le cose andarono diversamente e tragicamente il 30 giugno del 1994 quando su un volo di collaudo Alberto, che era un passeggero, rimase vittima di un drammatico incidente. Nel libro vengono raccontate storie parallele d altri piloti tornati in cabina pur diversamente abili.
Massimo Cherubini