
Il prefetto ha coordinato la riunione del Consiglio territoriale dell’immigrazione
Non ci sta il prefetto di Siena Matilde Pirrera a sentir parlare di immobilismo nella ricerca di nuove strutture per accogliere i migranti. "Pubblicati bandi nel 2024 per 1300 posti ma le disponibilità fornite, 603 a fronte di circa 1000 ospiti, risultano inferiori a quelli attualmente occupati e riguardano sempre le stesse aree territoriali", rivendica in avvio del Consiglio territoriale per l’immigrazione a cui partecipano, per esempio, numerosi rappresentanti di Chianciano che ha il primato dell’accoglienza migranti: 230 in tre Cas. A Siena sono 110, ad Abbadia San Salvatore 130 per esempio. "Oltretutto sono casi abbastanza stanziali con una permanenza di circa 2 anni", evidenzia Pirrera. Manca insomma il ricambio. E nessuno mette a disposizione aree per bungalow o casette. "Ho chiesto la disponibilità alla comunità islamica, hanno detto che non possono accogliere nessuno. E poi loro sono italiani, prendendo le distanze. Ho chiesto anche al cardinale ma non è stato possibile per via della coincidenza del Giubileo", dice Pirrera. "Senza dimenticare che, anche per questioni di inidoneità, si sono persi 59 posti ed altri presto verranno a mancare", osserva. Evidenziando "che il problema di ordine pubblico si intreccia poi con quello sociale", riferendosi soprattutto ai giovani di seconda generazione. Concetto che rilancia il questore Ugo Angeloni confermando "la massimizzazione del percorso di legalità nelle procedure per avere permesso di soggiorno e protezione internazionale". Si parla di lavoro nero e di sfruttamento dei migranti dei Cas impiegati per lavorare anche nelle grandi aziende del vino e dell’olio. Servirebbe sottoscrivere, emerge, un protocollo anche con i Consorzi facendo controlli e coinvolgendo le associazioni di categoria.
"Prima di definire politiche di integrazione bisogna capire cosa sta accadendo nel nostro territorio dal punto di vista demografico e delle dinamiche migratorie, con riferimento anche ai minori stranieri", premette il professor Fabio Berti, docente dell’Università di Siena. Che declina i dati più significativi. "Contrariamente a quanto buona parte della popolazione pensa l’immigrazione nel Senese è ferma da anni. Un decennio che non cresce, ci sono circa 30mila stranieri residenti, pari all’11,5% della popolazione. In passato aumentavano anche di 3000-3500 all’anno, ora non più. Alcuni ritengono che siano stati sostituiti dai richiedenti asilo. Ma se osserviamo tali dati ci accorgiamo che non sono poi così rilevanti pensando che in una provincia di 260mila abitanti quelli in accoglienza risultano poco più di un migliaio. Cifra contenuta e distribuita su soli 15 comuni", spiega il docente. Che durante l’intervento del Consiglio territoriale per l’immigrazione, sfiorando la questione pakistani parla di "un corto circuito nell’accoglienza. Insopportabile per una città e un territorio: 50 posti non dovrebbero essere solo sul groppone di Siena ma occorre compartecipare". Interessante il passaggio sui minori "che rappresentano il 16% del totale. Circa il 15% gli studenti stranieri nelle scuole. Ci accorgiamo che la loro presenza fra i banchi diminuisce con l’innalzarsi dei livelli di istruzione. Drammatici i dati sulle bocciature". Un flash sul caso maranza: "Si fa presto ad usare questo termine. In realtà problemi giovanili ci sono sempre stati, di risse e violenze, prima che arrivassero gli stranieri. Ora riguardano un po’ di più loro".
Laura Valdesi