LAURA VALDESI
Cronaca

"Dove hai messo il mio machete?". E prende a pugni il padre: denunciato

Accade in Valdichiana. Il giudice dà l’incarico ad un consulente di stabilire il grado di pericolosità sociale del 23enne

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Siena, 6 settembre 2023 – Litigi fra genitori e figli, guai se non ci fossero. Purché restino discussioni e scambi vibrati di opinioni. Ma quello che è accaduto nel febbraio scorso fra le mura di casa di una famiglia che vive in Valdichiana è diverso. Inquietante.

Andato avanti nel tempo perchè il pm Silvia Benetti contesta a un 23enne il reato di maltrattamenti nei confronti dei genitori, oltre che di lesioni ai danni del padre. Sì, l’ha picchiato, mandandolo al pronto soccorso.

Il 21 settembre la prima udienza del processo al giovane che adesso si trova ricoverato in una struttura residenziale terapeutica della nostra provincia, una misura di sicurezza. Ieri mattina però c’è stato un passaggio importante in quanto il giudice Simone Spina ha dato l’incarico al dottor Massimo Marchi di valutare il grado di pericolosità sociale del 23enne che è difeso dall’avvocato Nicola Giuliani.

Avrà 60 giorni di tempo per la relazione, nel frattempo si aprirà il dibattimento in avvio del quale, quasi sicuramente, il legale chiederà al giudice la nomina di un consulente affinché accerti la capacità processuale dell’imputato, stante le sue condizioni di salute.

Il 5 febbraio scorso l’episodio che ha fatto traboccare il vaso di una situazione già tesa e particolarmente delicata. Perché il figlio della coppia ha perso la testa puntando il dito contro il padre.

Accusandolo di avergli nascosto un’accetta ed un machete, l’ha preso a pugni sia al torace che al viso causando all’uomo, secondo quanto emerso dai medici, traumi e lividi. Alla fine era scattata la denuncia che ha fatto emergere una convivenza complessa. Delirante. Non solo il giovane colpiva e picchiava il padre, ma spaccava mobili ed oggetti che aveva in casa. Capitava che li lanciasse contro i propri cari quando perdeva il lume della ragione. Gli investigatori hanno scoperto che la coppia era stata costretta ad installare in casa un sistema di telecamere poiché il figlio aveva paura di essere aggredito e voleva difendersi.