SIENA
Cronaca

Affluenza, Siena è fanalino di coda "Lega, la leadership non ne risentirà"

L’analisi di Nisini (Lega): "Colpa del boicottaggio generale". Ma Cenni (Pd) ribatte: "Farlo è stato un errore"

di Orlando Pacchiani

Il referendum è andato a schiantarsi contro il mancato raggiungimento del quorum anche in provincia di Siena, come nel resto d’Italia. La percentuale complessiva del 16,03, con minime variazioni tra un quesito e l’altro (nell’ordine di qualche decina di unità su circa 32mila votanti), è la penultima più bassa della Toscana, dopo Livorno con il 15,68%. Fuori categoria le tre province dove i capoluoghi votavano anche per il rinnovo dell’amministrazione comunale: Pistoia, che ha registrato l’affluenza più alta a quota 31,45 per cento, poi Massa Carrara e Lucca. "Ce l’abbiamo messa tutta, in una campagna elettorale che ha scontato una censura totale da parte dei media – afferma la leghista Tiziana Nisini, sottosegretaria al Lavoro –. Ma la giustizia era e resta una battaglia prioritaria, è stato giusto impegnarsi".

E le paventate conseguenze politiche per la leadership di Salvini, che più di ogni altro ha puntato su questa competizione? "Non ci saranno – prosegue Nisini –, tutti ci siamo impegnati in una sfida che andava portata avanti. C’è stato un boicottaggio generale che rappresenta anche un problema per la democrazia, andremo avanti con le nostre convinzioni". Di tutt’altro avviso Susanna Cenni, deputato Pd, che pure domenica ha votato. "Ho troppo rispetto per gli strumenti democratici, anche quando vengono maltrattati, quindi sono andata al seggio", dice. Perché "maltrattati"? Perché, osserva l’esponente Pd, "c’è stato un grande errore nel voler fare a tutti i costi questa consultazione, con quesiti difficili da comprendere e con un uso strumentale dell’istituto referendario con l’obiettivo principale di usarlo come mannaia contro i magistrati".

Non è così per la Lega, come sottolinea Nisini, perché un problema giustizia esiste e andrebbe affrontato. "I numeri nel nostro Paese– afferma il sottosegretario – parlano chiaro: oltre mille persone all’anno sono vittime di errori giudiziari, tante persone sono ingiustamente in carcere. Vogliamo una giustizia giusta e questi referendum erano uno strumento utile in questo senso. E con una maggiore informazione, anche nella tv di Stato, ci sarebbe stata una maggiore partecipazione". E il dibattito sulla campagna elettorale soft? "Abbiamo fatto il massimo sapendo che sarebbe stata una sfida complicata" sottolinea Nisini. Cenni, invece, osserva: "A un certo punto nemmeno la Lega e i promotori hanno fatto campagna referendaria, ho ben altro ricordo di quando mi sono ritrovata a sostenere quesiti come quelli sulla procreazione assistita, con mille iniziative". Resta il tema giustizia di cui si dibatte da trenta anni.

"L’approdo in Parlamento della riforma Cartabia dimostra che la questione è nell’agenda politica – afferma Cenni –. Ci sono poi proposte di legge anche del Pd, ma articolate e argomentate su temi scottanti come l’incandidabilità e le misure cautelari. Questa consultazione non ha consentito di affrontare seriamente l’argomento giustizia e contribuisce a svilire l’istituto referendario".