Massimo Cherubini
Cronaca

Abbadia San Salvatore, in pensione il notaio che aiutava gli umili

Pietro Serravezza ha stipulato oltre 43mila atti. Parcelle modeste, arrivavano clienti da tutta Italia. Ministri ed intellettuali compresi

Il notaio Pietro Serravezza (Foto Cherubini)

Abbadia San Salvatore, 27 agosto 2021 - Dopo una lunga attività il dottor Pietro Serravezza lascia la sede notarile di Abbadia San Salvatore. Dalla fine dello scorso mese di maggio «Il Notaio Serravezza» è in pensione. Professionista che lascia il segno con l’attività svolta. Che, nel corso degli anni, lo ha portato ad affermarsi per la competenza, per l’educazione e anche per le contenute parcelle professionali richieste. In tanti, moltissimi, sono saliti ad Abbadia San Salvatore da paesi non solo della zona ma anche di altre regioni. Proprio per stipulare dal dottor Serravezza. Alla fine della sua carriere ben 43mila atti stipulati, oltre 120mila pratiche riguardanti autentiche, passaggi di proprietà di auto e via dicendo, evase. Una passione accompagnata dalla gran voglia di lavorare. Ha stipulato anche a notte fonda, alle 4 del mattino. «In passato - racconta – accadeva che il Governo annunciasse variazioni di tassazione con molto anticipo rispetto al varo della legge finanziaria. E tanti cittadini si affrettavano a fare i contratti per non incorrere nell’aumento delle tasse».

Il dottor Serravezza, nato e cresciuto a Roma, arriva ad Abbadia San Salvatore nel novembre del 1979. «Cercavo un paese come Abbadia dove mi sono sistemato e dove mi trovo benissimo. E mai ho pensato, come capita nel mio settore, di trasferirmi in una sede più grande, più importante, più ambita. Qui sono professionalmente nato, quindi sull’Amiata ho concluso la mia carriera. Con tanto lavoro e tante soddisfazioni. Ricordi? Si molti, tra i primi quello di aver riscosso la fiducia di personaggi di spicco della cultura a livello italiano come Asor Rosa, di un ex ministro come Rosy Bindi, industriali che sono venuti da Milano per fare un rogito». Tra i primi uno appartiene alla storia dell’Amiata. Il contratto di cessione del terreno, di proprietà del comune di Radicofani, dove è stata realizzata la Rivart. Un contratto storico perché rappresentava uno dei primi passi significativi (come si evince dalla foto scattata in occasione della stipula) del Consorzio Industriale della Val di Paglia chiamato a realizzare le aziende nel quadro della riconversione industriale delle miniere.  Tanti atti sottoscritti. Ma il dottor Serravezza si è fatto apprezzare per molte altre iniziative. Ogni mattina, e questo da anni, era atteso - e forse lo è ancor oggi - da alcuni giovani del paese alle prese con problemi sociali. A loro dava una ’mancetta’. Prima di andare in ufficio passava in banca a prendere banconote da cinque - dieci euro. Ricorda, con non poca commozione il suo Will. Un canino che si sedeva accanto al notaio quando stipulava. «Capiva - rammenta il dottor Serravezza - quando eravamo giunti alla fine della stipula. Iniziava a tirare il guinzaglio, come dire: hai finito portami fuori». Non abbaiava a nessun cliente. Lo faceva solo con le segretarie. Come se fosse geloso del capo. Parlando delle sue collaboratrici il dottor Serravezza dice: «Ho avuto la fortuna di poter contare sempre su persone valide. Tutte, in particolare l’avvocato Federica Baiocchi che in cuor mio ho sperato potesse esser lei a sostituirmi, sono state bravissime. A lei, a tutte le ragazze resto legato da tanta stima, amicizia e riconoscenza». E ora il dottor Serravezza sta pensando al suo futuro, a tenersi occupato. Ha le idee chiare, pensa a rendersi disponibile per il mondo del volontariato. «Credo -dice- che ci sia necessità di chi da una mano ai deboli, a quelli che sono in difficoltà. Ora il mio pensiero è rivolto proprio a questo mondo».