Si sono dati appuntamento ieri pomeriggio alle 17 davanti al Municipio di Santo Stefano per assistere all’assemblea convocata dal sindaco Paola Sisti che aveva lo scopo di motivare l’aumento del servizio della mensa scolastica, passato da un massimale di 6 euro a 7 euro 20. Erano tanti i genitori dei piccoli alunni delle scuole del Comune e anche parecchio infastiditi dal fatto che la scelta dell’amministrazione, approvata lo scorso marzo, fosse stata loro tenuta nascosta sino all’inizio del nuovo anno scolastico. Ma il prezzo dei pasti, a detta di molti troppo alto e ingiustificato, non è l’unico dei problemi. Anche la qualità degli alimenti lascia a desiderare, almeno per gli studenti che spesso durante la scorsa annualità – quando la ditta affidataria era sempre la Serenissima – avrebbero spesso lasciato il cibo intoccato. "È stato un errore non convocarvi prima per comunicarvi la nostra scelta - esordisce il sindaco -. Voglio chiarire che non siamo in dissesto, abbiamo un bilancio sano proprio perché diamo molta attenzione spese che facciamo. Facendo prevalere il principio solidaristico abbiamo scelto di aumentare la mensa di 1 euro e 20 centesimi piuttosto che tagliare i servizi del nido, degli affidi educativi o dell’assistenza ai minori".
Dal 2020 a oggi il costo del servizio mensa è passato dai 235 mila euro annui a 425 mila. Un aumento dettato dal rincaro delle materie prime, del carburante ma anche "dal sacrosanto diritto dei lavoratori di essere pagati il giusto". Se fino al 2024 è stato il Comune a farsi carico delle spese aggiuntive, quest’anno la scelta è stata ridistribuire il costo sulle famiglie. Scelta che ha scatenato l’ira dei genitori che si ritrovano a dover pagare la cifra più alta della provincia per far mangiare i propri figli a scuola. Ma anche se il Comune ha mantenuto le varie fasce di esenzioni e sgravi, per andare in soccorso a chi ha meno possibilità, la decisione non è stata apprezzata e al contrario osteggiata duramente.
"Credo che l’appalto vada ridimensionato – interviene Gregorio Bagnato, rappresentante di classe –. La filiera eco green e il cibo biologico che vi vantate di servire ai ragazzi ci sembrano solo propaganda e soprattutto oltre il 70% di noi non se lo può permettere a casa". "Non possiamo prescindere dalla mensa perché abbiamo scelto il tempo pieno – aggiunge Chiara Castagna -. Non capiamo perché non ci sia stato detto prima e soprattutto perché negli altri comuni equiparabili al nostro per abitanti il massimale sia fissato a 5 euro". Cibo non a portata di bambino, menù sempre uguale e prezzi alle stelle. Questi alcuni dei principali appunti fatti presenti dai genitori presenti. A provare a fornire una soluzione al disagio lamentato dai tanti genitori presenti è stata la preside Simonetta Bettinotti: "Tutto ciò che posso fare è offrirvi la possibilità di far mangiare ai ragazzi un pasto portato da casa, ma servirà almeno un mese. A scuola tutto va giustamente regolamentato e il consiglio di istituto verrà nominato a novembre".
Elena Sacchelli