Sono trascorsi 32 anni da quel pomeriggio che ha cambiato non soltanto la sua vita ma ha segnato un Paese. Da allora Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani l’agente della scorta del giudice Giovanni Falcone vittima della strage di Capaci, non ha mai smesso di ricordare il sacrificio del marito, dei colleghi Rocco e Antonio e di tutte le vittime della mafia. Senza risparmiare accuse durissime allo Stato incapace di proteggere i propri servitori. La sua storia è finita in un libro dal titolo "La mafia non deve fermarvi" presentato nell’attenta e gremita sala del cinema Moderno, nell’iniziativa organizzata dalla Fondazione Nuova Luna. Una testimonianza commossa e lucida quella riportata dalla donna che da poco è tornata a vivere in Sicilia dopo tanti anni trascorsi proprio in Liguria. Ad accoglierla la sindaca Cristina Ponzanelli, Marco Lorenzo Baruzzo referente di Libera e il giornalista Benedetto Marchese. C’è un filo sottile che lega la storia di Rosaria a Sarzana e purtroppo è un cordone di dolore che ha segnato la città con la morte di Dario Capolicchio, lo studente vittima della strage di via dei Georgofili e Firenze avvenuta in quella che è ormai nota come la stagione delle stragi. "La mafia non deve fermarvi - ha spiegato - perchè io non mi sono mai arresa al modo vigliacco in cui hanno fatto fuori Vito e i colleghi utilizzando 500 chili di tritolo. E 57 giorni dopo il 23 maggio 1992 è arrivata anche la mattanza di via D’Amelio nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i suoi angeli custodi. Lo avevo detto dall’altare il giorno dei funerali di mio marito che non si sarebbero cambiati e così è stato. E la promessa fatta a Vito tenendolo per mano per l’ultima volta senza poter vedere il suo volto è stata quella di far crescere nostro figlio allora di 4 mesi nella legalità e di portare avanti con orgoglio la lotta alla mafia".
m.m.