
Il graphic designer Germano Facetti, morto a Sarzana nel 2006
Sarzana, 29 ottobre 2019 - Lui non ha bisogno della cittadinanza onoraria benemerita, riconoscimento che nei giorni scorsi il Comune di Sarzana ha conferito a Dante Alighieri nella speranza che l’interesse per la città cresca insieme a quello per il Sommo Poeta. Ma di certo la città avrebbe bisogno di recuperare la memoria di lui, della sua vita e delle sue opere. Lui è Germano Facetti, uno dei più grandi graphic designer europei, milanese di nascita, inglese d’adozione e sarzanese per scelta nell’ultima parte della sua vita. Poco più che adolescente fu deportato nel campo di Mauthausen, dove su un taccuino divenuto registrò la realtà della vita quotidiana nel Lager, in forma di pensieri, schizzi e immagini. Sopravvisse e in pochi anni diventò uno dei grafici più importanti del secolo: dal 1961 al 1972 fu art director alla casa editrice Penguin di cui rivoluzionò stile e immagine, contribuendo in maniera decisiva a plasmare l’immaginario del tascabile nel mondo.
A lanciare una petizione online indirizzata al sindaco e assessore alla cultura Cristina Ponzalli perchè Sarzana ricordi il “designer gentile” Germano Facetti, è stato il ricercatore universitario Francesco Adami e le firme sono arrivate ad un centinaio. Ma i numeri non sono fondamentali per valutarne la validità. «Qui sulle colline della nostra cittadina con l’amata moglie Mary trascorse gli ultimi anni della sua vita – sottolinea Adami –. E proprio qui in questo angolo di Lunigiana, decise, chissà per quale insondabile motivo, di fare qualcosa di più: aprire quella sua Yellow Box contenente centinaia di fotografie dell’Olocausto e raccontare, proprio come Primo Levi, l’orrore di cui era stato giovane testimone». Facetti aveva 16 anni quando fu internato insieme ad un amico a Mauthausen-Gusen, luogo di morte e disumanità dove l’arte e la vita. «Aiutato da Ludovico Belgioioso, l’architetto razionalista che, sopravvissuto, costruì la Torre Velasca a Milano) – ricorda Adami – scoprì come la fantasia possa essere uno strumento di evasione e l’arte grafica possa essere un mezzo per l’educazione dell’anima delle persone».
A far conoscere Germano Facetti a Francesco Adami non è stata Sarzana ma il professor Paolo Crepet attraverso conferenze e il libro in cui ricorda l’incontro nella casa di Falcinello. «E’ stata la molla affinché potessi approfondire la sua figura con altro materiale, – racconta – un processo che mi ha portato a innamorarmi di questa persona. Alla domanda: “Perchè la comunità sarzanese dovrebbe recuperare e valorizzare questo suo cittadino acquisito?” a me piacerebbe rispondere: “Perché era una persona gentile”. Non so se la risposta rientri in quelle giuste. Credo tuttavia che la bellezza e la gentilezza siano un patrimonio da preservare in questo nostro complesso e stupendo Paese. E spero che la città di Sarzana possa trovare il modo migliore per far conoscere quanto “delicata e sublime” l’opera di Germano Facetti è stata».
Emanuela Rosi