9 giugno 1898, 125 anni fa nacque Curzio Malaparte

È stato tra i più discussi e geniali intellettuali del Novecento

Curzio Malaparte (foto Ansa)

Curzio Malaparte (foto Ansa)

Prato, 9 giugno 2023 - ‘Maledetti toscani’ ha smesso da tempo di essere solo un titolo di un libro, ed è diventato un modo di dire, un luogo comune che riassume tutte le caratteristiche principali dei toscani. Parlando in prima persona ma riferendosi in particolare ai suoi concittadini, i pratesi, lo coniò Curzio Malaparte, uno dei più discussi e geniali intellettuali del Novecento di cui oggi ricorre il 125esimo dalla nascita. Malaparte identificò il toscano, definito degno erede del popolo greco, come l'antitesi dell'italiano medio. Lo definì "spregioso", capace, col suo sguardo ironico sul mondo, di disprezzare gli esseri umani stupidi e servili, che finiscono per temerlo per questo. Il toscano è sanguigno, pratico, onesto, realista, lavoratore (traffichino), intelligente e cinico, insofferente a tutte le autorità costituite, compresa la Chiesa, e perciò libero anche dalla paura della morte. E c’è poi quel senso della misura che si rispecchia nei grandi personaggi nati in questa regione, da Dante a Brunelleschi, da Botticelli a Boccaccio. Di Michelangelo invece criticò il "passaggio" ai modi romani. Per tutte queste ragioni, secondo Malaparte ogni altro italiano, a meno degli umbri, si troverebbe in difficoltà e imbarazzo al loro cospetto, affermando senza mezzi termini che "maggior fortuna sarebbe se in Italia ci fossero più toscani e meno italiani". ‘Maledetti toscani’, frutto di una elaborazione lunga e tormentata cominciata venti anni prima, venne pubblicato per la prima volta nel 1956, un anno prima della sua scomparsa. Morì per una malattia incurabile ai polmoni il 19 luglio 1957 alla clinica Sanatrix di Roma. Aveva solo 59 anni e nell’ultimo periodo di vita, con l’ennesima delle mosse a sorpresa che spiazzavano e spiazzano chi avvicina la sua figura, aderì devotamente al comunismo, senza rinunciare nella fase estrema – ma nessuno può attestarlo con certezza – a una conversione al cattolicesimo. Il suo nome, che ha alternato momenti di popolarità e di oblio dal 1957, ha ridestato l’attenzione quando una petizione vanamente lo propose per un Premio Strega alla memoria. La sua città, Prato, dove Malaparte (alias di Kurt Erich Suckert) nacque il 9 giugno 1898, lo ricorda al mausoleo sulla sommità del Monte Le Coste. Il monumento fu costruito nel 1961 per onorare le volontà che lo scrittore lasciò intendere nel celebre passo proprio di 'Maledetti Toscani', laddove scriveva "…e vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano". Aveva capito con incredibile anticipo che prima o poi la Cina sarebbe tornata ad avere un ruolo primario nella storia, e finì per innamorarsene. Fu proprio durante il viaggio in Cina che si manifestò la malattia dello scrittore, il quale ricevette lì le prime cure. Risalì sull’aereo con un amore smisurato e del tutto acritico per la Cina, e la sua nuova fede comunista fu tale: fede più che ideologia. Non vide (non volle vederla o non gli fecero vedere) la realtà del regime maoista, che viveva l’effimera stagione dei Cento Fiori mentre si preparava la repressione “antidestrista” dell’estate ’57, che preluse al drammatico periodo del Grande Balzo in avanti. “L’ultimo viaggio, fu la fine del gioco: il saluto alla Cina – scrisse Giancarlo Vigorelli – fu un saluto alla vita, anche se pagato con la morte”. Alla Repubblica Popolare lasciò in eredità – ma una causa giudiziaria lo impedì – la sua celebre ‘Casa come me’ di Capri. Lo scrittore e critico Francesco Durante ha tracciato un suo ritratto: “Malaparte ha ampi tratti di spregevolezza, un ‘arcitaliano’ vero, un tutto e il contrario di tutto, un trasformista, uno scrittore terribilista… ricordo le reazioni dei napoletani quando andò nelle sale il film tratto dal suo romanzo ‘La pelle’. Ma se dobbiamo trovare un tratto di coerenza più o meno assoluto, nella sua opera e nella sua vita, forse lo registriamo solo in questa idea dell’Europa che è la ‘Mamma marcia’, un concetto su cui Malaparte insiste sempre con una certa coerenza e anzi avvalora quando segnala la vitalità e la gentilezza degli americani, la freschezza che il Mondo nuovo porta al Vecchio Continente nell’ultima guerra mondiale”. Alla fin fine Malaparte chi era? “Era un bell’uomo, che aveva molte donne, un tipo di italiano ricorrente: quello di d’Annunzio, di Marinetti, con un dandismo sopra le righe e provocatorio, italiano, fescennino, cultore dell’invettiva”. Fondatore di correnti letterarie e di riviste come "Strapaese", diplomatico, scrittore di libri di grande forza evocativa e rivoluzionaria come "Le bonhomme Lenin", o "La rivolta dei santi maledetti", o di grande analisi politico-sociale come "Kaputt" e "La pelle", fu l’intellettuale della discordia che continua a suscitare curiosità. Oggi più che mai viene riscoperto ed apprezzato e i suoi libri continuano a essere tradotti in decine di lingue diverse. "Il Volga nasce in Europa", tradotto in inglese, ha avuto un grande successo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.