
"Se il mio locale si fosse trovato in Italia invece che qui a York avrebbe faticato a restare in vita durante la pandemia. Mi sento fortunato a lavorare in Inghilterra: ho sempre avuto la sensazione che al governo stesse a cuore la sopravvivenza dell’impresa. Senza gli aiuti sarei stato costretto a chiudere". Dal 2014 Roberto Culivicchi ha salutato la sua Prato, assieme alla famiglia, per aprire un’attività a York, antica città nel nord dell’Inghilterra. Il locale si chiama Roberto’s Authentic Italian Gelato, a metà fra una gelateria e una caffetteria. Culivicchi ci ha scommesso, prendendo scelte difficili come quella di dire addio al proprio Paese. Ma a sette anni di distanza dal trasferimento a York, ringrazia quel coraggio mostrato nell’intraprendere la nuova avventura. L’Inghilterra si è presa cura della sua attività - come di tutte le piccole realtà commerciali - da quando è scattata l’emergenza sanitaria. In che modo? Attraverso una serie di provvedimenti che ha permesso a Culivicchi di dormire sonni tranquilli. "L’elenco di aiuti è lungo. Mi viene in mente quello relativo alla business rate, una tassa di esercizio che rappresenta il 50% dell’affitto del locale. Nel nostro caso paghiamo solitamente 790 sterline, da marzo 2020 questa tassa è stata cancellata. Il governo poi, attraverso i Comuni, ci ha dato dei soldi a fondo perduto, la cui quantità è stata calcolata in base alla business rate. Noi abbiamo ricevuto 15mila sterline a maggio 2020o, mentre per l’ultimo lockdown da dicembre a marzo ne stiamo ricevendo 1000 al mese. Inoltre, ci è stato accordato un prestito di 30mila sterline garantito senza obbligo di restituzione per 12 mesi. Dopo un anno abbiamo una rata mensile a sei mesi senza interessi e il prestito è totalmente garantito dallo Stato".
Anche sul fronte dipendenti (Culivicchi ne ha quattro), niente da rimproverare alle autorità britanniche: "Per quanto riguarda la cassa integrazione, il governo a lungo ha pagato l’80% degli stipendi dei nostri dipendent, mentre ultimamente ci ha garantito l’80% del netto e ai contributi (20% dello stipendio, ndr) ci penso io. Insomma, abbiamo ottenuto tanti soldi. E sentendo quello che sta accadendo in Italia, ripeto, sono fortunato a lavorare a York".
Dove - dopo i mesi di lockdown - la vita sta tornando lentamente alla normalità, anche se Culivicchi ancora aspetta il via libera per riprendere a lavorare a pieno ritmo. "Hanno riaperto le attività della ristorazione che hanno il dehor, i locali come il mio che hanno esclusivamente tavoli all’interno potranno far accomodare di nuovo i clienti a cominciare dal 16 maggio".
Francesco Bocchini