
"Stiamo predisponendo una relazione sull’attività dei Pir sperimentali da inviarealla Regione Toscana nella quale presenteremo il consuntivo sull’esperienza, chiedendo ...
"Stiamo predisponendo una relazione sull’attività dei Pir sperimentali da inviarealla Regione Toscana nella quale presenteremo il consuntivo sull’esperienza, chiedendo di mantenerla per il semestre successivo e di ampliarla". Così Daniele Mannelli, direttore del Dipartimento rete sanitaria territoriale dell’Asl Toscana centro, che annuncia la volontà aziendale "di aggiungerne altri, perché riteniamo che sia la modalità giusta di presidio delle case di comunità per mantenere e far crescere numeri e risposte". Mannelli spiega che l’Asl ha inteso sperimentare tre tipologie di Pir: a Prato c’è il Pir in una casa della salute come a Empoli, a Pistoia, a Firenze; a Torregalli e a Scandicci c’è un Pir o vicino al pronto soccorso e a Figline una struttura pensata per i presidi sanitari di territori meno popolati o a maggior rischio di carenza di medici di medicina generale. Mannelli vuole sgombrare il campo da fraintendimenti, partendo dal fatto che i Pir così come concepiti rispondono all’indirizzo della delibera regionale. "Il Pir non è un pronto soccorso alternativo – afferma – ma un punto di intervento di cure primarie che non è da considerare un’alternativa al pronto soccorso dove si può arrivare con accesso diretto. Il rischio è che l’utente possa sottovalutare i sintomi andando incontro a danni per la salute. E’ importante che ci sia la mediazione o del medico di famiglia o del servizio 116117 o della continuità assistenziale. Il fine che ci siamo posti è di potenziare le cure primarie territoriali tramite questi punti dove si possono trovare strumenti e un servizio valido per la gestione di alcune patologie a livello territoriale".
Sa.Be.