REDAZIONE PRATO

Traffico di lingotti per ripulire i soldi Maxi riciclaggio, quattro condanne

Tre rinvii a giudizio, assolti i proprietari dell’enoteca. Cade per tutti l’accusa di associazione a delinquere. L’inchiesta della Dda di Bologna trasferita ad Arezzo dove il denaro era trasformato in oro e inviato in Cina

Sette assoluzioni, quattro condanne (da quattro anni e 4 mesi fino a un anno) e una serie di rinvii a giudizio nell’ambito della maxi inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco trasformato in lingotti d’oro poi spediti in varie parti del mondo. Si è chiusa l’udienza preliminare ad Arezzo sull’inchiesta condotta dalla Dda di Bologna che ha portato alla sbarra 18 persone, fra cui nove cinesi (quasi tutti residenti a Campo Bisenzio ma con aziende e affari al Macrolotto), cinque italiani (tutti residenti in provincia di Arezzo), e un mediatore turco. Le posizioni di altri tre mediatori sono state stralciate perché irreperibili. Il processo è stato trasferito da Bologna ad Arezzo per una questione di competenza territoriale e ieri all’udienza di fronte al gup era presente il procuratore di Arezzo Roberto Rossi. Fra le accuse, a vario titolo, mosse nei confronti dei 18 imputati c’erano l’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di lingotti d’oro (reato che si sarebbe consumato ad Arezzo). L’operazione condotta dalla guardia di finanza aveva portato, nel 2018, a 10 arresti e sequestri tra Bologna, Prato ed Arezzo dopo che alcuni passeggeri cinesi erano stati fermati all’aeroporto del capoluogo emiliano con trolley pieni di lingotti. A Prato era stata perquisita e sequestrata l’enoteca di via Cava che commercializza vini di lusso, gestita da una coppia di cinesi, Fang Hewei e Han Xiaohong (assistiti da Federico Febbo, Luca Betti e Costanza Malerba) oltre a 110mila euro in contanti (trovati nell’enoteca) e ritenuti provento dell’attività di riciclaggio contestata ad altri due connazionali finiti nell’inchiesta del lingotti. La coppia ieri è stata assolta in rito abbreviato per il favoreggiamento e l’occultamento del denaro ottenendo la restituzione dei 110.000 euro sequestrati. Secondo la difesa, infatti, i soldi trovati nell’enoteca erano il frutto della vendita dei vini pregiati fra cui bottiglie di Sassicaia e Ornellaia e non del riciclaggio di soldi sporchi. Durante l’udienza preliminare sono stati assolti altri cinque imputati mentre altri quattro (Chen Xiaowen, Hu Min, Lin Jackie e Giacomo Baldini) sono stati condannati per il riciclaggio ma non per l’associazione a delinquere che è caduta per tutti. Gli altri imputati sono stati rinviati a giudizio. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i cinesi inviavano i lingotti d’oro in Cina per ripulire il denaro frutto del nero ricavato dalle attività tessili del Macrolotto.

In ogni episodio contestato (circa otto) si parla di 200-300mila euro in oro inviato in trolley in Cina che porterebbe a una cifra complessiva di diversi milioni di euro. Durante le indagini sono stati sequestrati 70 chili di oro, per un valore di 2,5 milioni di euro, e denaro contante per quasi 1,5 milioni, oltre al sequestro preventivo, per un ammontare di circa 7,4 milioni di euro, di beni mobili, immobili e finanziari. Il fulcro del sistema sarebbe stato un commerciante turco di 50 anni che facendo scalo, per partenze e arrivi, dall’aeroporto Marconi di Bologna raggiungeva la Toscana per raccogliere il denaro frutto, secondo le indagini, da evasione fiscale di imprenditori cinesi della provincia di Firenze e Prato. Ad Arezzo il denaro veniva usato per acquistare oro che veniva poi portato all’estero.

Laura Natoli