"Una casa e uno pezzuolo di terra". Scoperto il testamento di Donatello

La sua unica proprietà a Figline andò in eredità al nipote. Trovate le carte che fanno luce sulla vicenda

IL testamento di Donatello

IL testamento di Donatello

Prato, 9 settembre 2022 - "Una casa e uno pezzuolo di terra lavoratia e uno poco di bosco posto nel contado di Prato luogo detto Fegline, la quale casa e terra mi donò Donatello di Niccolò di Betto intagliatore dopo la morte sua". Proprio ieri, mentre il pulpito di Donatello risplendeva di bellezza nella giornata di Prato – l’8 settembre – la vita del suo autore si è arricchita di una notizia importante: il grande artista fiorentino fece testamento e lasciò la sua unica proprietà, una casa a Figline di Prato, al nipote Giovanni di Buonaiuto Lorini. La scoperta si deve a un’inchiesta storica di Tv Prato, condotta dal direttore Gianni Rossi e dalla responsabile del settore Catasti dell’Archivio di Stato di Firenze, Silvia Sinibaldi. Giorgio Vasari, in realtà, al testamento di Donatello aveva fatto riferimento nelle sue "Vite", ma finora non si era mai trovato un riscontro a quell’accenno.

L’inchiesta trova anche il nome del notaio, Iacopo di Francesco Mini, attivo a Firenze nel XV secolo. Donatello, famoso per non curarsi particolarmente dei propri averi, possedeva in vecchiaia un solo bene, una casa data a pigione a Figline di Prato, il borgo ai piedi del Monteferrato, dove si cavava il "marmo verde" o "Verde di Prato", che ha impreziosito le facciate delle chiese di Firenze e della Toscana. Il Vasari cita "un podere in quel di Prato" di proprietà di Donatello, ma senza precisare la località né menzionare una casa.

Il testamento – ammesso che sia ancora conservato – non è stato scoperto nelle sterminate carte dell’Archivio di Stato, ma la traccia di questo documento emerge da una "Portata" del 1469, che riporta la dichiarazione fiscale del nipote dello scultore, Giovanni di Buonaiuto Lorini. Questi, mentre elenca i suoi beni in qualità di contribuente, ad un certo punto parla di un "bene alienato" – appunto una casa, un pezzo di terra e un po’ di bosco a ‘Fegline’ –, "la quale casa e terra mi donò Donatello di Niccolò di Betto intagliatore dopo la morte sua". Il nipote di Donatello, nello stesso documento, ricorda di aver venduto la casa e la terra a "Luca di Miniato Del Sera", pratese, ne 1466. Per 40 fiorini.

La ricerca di Tv Prato - a cui hanno collaborato Lucrezia Sandri e Maurizio Tibaldi e che ha prodotto un mini-docu andato in onda ieri sera, durante la diretta per la festa della città - ha preso le mosse da una vecchia monografia dedicata all’artista, l’unica a riportare la notizia biografica dell’acquisto, nel 1433, di una casa a Figline, nel Pratese. Il direttore Gianni Rossi intendeva rintracciare il documento che comprovasse la proprietà, indicato nei cosiddetti Regesti Donatelliani. Silvia Sinibaldi rintraccia la "Portata", ma non si accontenta. Da vera detective della storia, si mette sulle tracce del nominativo del nipote indicato nei regesti donatelliani, arrivando a scoprire un’altra "Portata", quella che contiene la notizia del testamento.

È il nipote stesso Giovanni di Buonaiuto Lorini – sui nomi dei figli della sorella sorgono, anche a seguito di questa ricerca, alcune divergenze – a vendere la casa, nemmeno un mese dopo la morte dello zio, alla famiglia Del Sera, per 40 fiorini, come si evince da una successiva dichiarazione fiscale resa da Luca di Miniato del Sera (anche questa raccolta nella "Portata" del 1469 conservata all’Archivio di Stato di Firenze). Una storia un po’ diversa da quella raccontata dal Vasari, che scrive delle pretese dei parenti e della decisione di Donatello di lasciare invece il podere al contadino che l’aveva sempre coltivato.

È possibile che Donatello avesse acquistato la casa a Figline come un investimento, proprio negli anni in cui lavorava con Michelozzo allo straordinario pulpito del Duomo di Prato, una delle opere più rivoluzionarie degli inizi del Rinascimento, il cui cantiere si protrasse per ben dieci anni.