Bonus facciate, maxi inchiesta della procura di Prato: 40 indagati. Arrestati tre imprenditori edili

A Prato veniva riciclato il denaro tramite aziendecinesi fantasma

La procura di Prato

La procura di Prato

Prato, 14 maggio 2024 – I fondi per il bonus facciate sono al centro di una maxi inchiesta della procura di Prato, che ipotizza il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. 

In questo ambito tre persone sono state arrestate e crediti di imposta fittizi per 5,9 milioni di euro sono stati sequestrati. È questo il bilancio di un'indagine della guardia di finanza del comando di Forlì, coordinata dalla Procura di Prato, su una presunta truffa legata ai bonus facciate.

Gli arrestati, in esecuzione di una misura di custodia cautelare ai domiciliari eseguita con la collaborazione delle Fiamme gialle di Alessandria, Napoli e Foggia, sono un quarantaseienne del Napoletano, un quarantasettenne del Foggiano e un trentenne della provincia di Forlì-Cesena, tutti indagati per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Come si spiega in una nota della Gdf, le indagini, svolte dai militari del gruppo di Cesena, sono partite dall'approfondimento di alcune segnalazioni di operazioni sospette e hanno consentito di appurare che una quarantina di persone, residenti in Piemonte, Emilia-Romagna, Campania, Puglia, Molise e Calabria, grazie all'utilizzo di false fatture per oltre 10 milioni di euro, hanno potuto richiedere il rimborso di crediti d'imposta per oltre 7,3 milioni di euro relativi ai bonus facciate, per poi monetizzarli attraverso la cessione a un istituto di credito.

Il ricavato ottenuto sarebbe stato bonificato a ditte riconducibili a cinesi, per lo più con sede nella provincia di Prato, le quali, a loro volta, lo avrebbero trasferito su conti esteri per farne disperdere le tracce. Nel corso delle indagini le Fiamme Gialle hanno accertato che nessuno degli immobili associati alle richieste di bonus era mai stato interessato da interventi di ristrutturazione edilizia e che i soggetti richiedenti il beneficio non erano nemmeno proprietari o possessori degli stessi immobili, che, peraltro, risultavano in regioni diverse rispetto al loro luogo di residenza.

L'arresto è scattato nei confronti dei tre indagati sospettati di aver avuto ruoli chiave nel sistema di frode: avrebbero agito nel ruolo di 'reclutatori’, 'ideatori’ o 'agevolatori’ ed essendo intervenuti nelle fasi salienti delle operazioni al fine di istruire opportunamente gli altri compartecipi, i quali, peraltro, sono risultati sprovvisti delle risorse economiche necessarie a sopportare il costo delle medesime ristrutturazioni immobiliari.