Sulla morte di Luana c’è un braccio di ferro Il risarcimento alla famiglia resta un rebus

L’assicurazione continua a non rispondere ai solleciti degli avvocati. Intanto "Le Iene" puntano il dito contro la sicurezza nelle orditure

Sono passati quasi dieci mesi dalla morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni stritolata dall’orditoio a cui era addetta nella fabbrica "Orditura srl" a Montemurlo, ma ancora non si parla di risarcimenti. Nonostante le insistenze della titolare della ditta, Luana Coppini, indagata insieme al marito Daniele Faggi per la morte della ragazza, e nonostante il lavoro dei legali della coppia, assistiti da Barbara Mercuri, Alberto Rocca e Gabriele Capetta, l’assicurazione non ha fatto sapere nulla circa il risarcimento alla famiglia della vittima. L’Inail ha già calcolato il suo risarcimento, pari a 166.000 euro, il minimo tabellare, in favore dei familiari di Luana (un figlio di sei anni e i genitori) ma manca all’appello la proposta dell’assicurazione. Nessuno si fa avanti, a parte i difensori che vorrebbero, fra l’altro, arrivare all’udienza preliminare – fissata il 7 aprile – con il risarcimento già accordato fra le parti. Nulla arriva neppure da parte dei legali della famiglia, la Gesi Group che segue i genitori di Luana da l giorno della tragedia. Non hanno presentato all’assicurazione nessuna proposta, nessuna cifra, per accelerare i tempi. L’inchiesta è chiusa da inizio ottobre e la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre gli indagati, Luana Coppini, Daniele Faggi e il tecnico manutentore Mario Cusimano. Per tutti le accuse sono di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Questo secondo reato, doloso, potrebbe essere quello da cui dipende il ritardo dell’assicurazione nel decidere sul risarcimento.

Nel frattempo il caso di Luana continua a smuovere programmi televisivi e giornali. Ultima a occuparsene, in ordine di tempo, è stata la trasmissione "Le Iene" in onda su Italia Uno. Il servizio ha ripercorso le tappe della vicenda allargando l’attenzione su le altre orditure del distretto per verificare se fossero in regola con la sicurezza di macchinari simili a quello che ha ucciso Luana. Nel ripercorrere la vicenda è saltato di nuovo fuori l’audio inviato dalla ragazza al fidanzato nel quale la giovane si lamenta del macchinario che "è mezzo tronco" e del tutor che "la lascia sempre sola". L’uomo, che si è licenziato 20 giorni dopo la tragedia, è stato intervistato e si è discolpato sostenendo di essere stato semplicemente "un operaio" e di non essere mai stato né "caporeparto" né "tutor di Luana". L’audio è nelle sole disponibilità della Gesi Group e non è allegato agli atti dell’inchiesta. Gli inquirenti – che hanno sequestrato il cellulare di Luana il giorno stesso della tragedia – non hanno trovato traccia di quell’audio che circola da mesi e che nessuno ha depositato in Procura. Il file è stato cercato anche fra quelli cancellati ma non è mai saltato fuori. Inoltre, nel servizio è stata fatta vedere una ricostruzione in 3D in cui si vede il corpo di Luana mentre viene risucchiato dal subbio, trascinato per la felpa a agganciata da una staffa sporgente e non a norma. La serie di manomissioni – come sostiene l’accusa – ha causato la morte di Luana.

Laura Natoli