"Stravolto il messaggio del Natale Non deve più essere un mercato"

Nerbini: "No al consumismo sfrenato e assurdo, non rimuoviamo i problemi della quotidianità"

Segue dalla prima

Situazioni che tolgono a piccoli e grandi la gioia non solo di partecipare a qualsiasi lieta celebrazione, ma anche soltanto di coltivare la speranza che le cose potranno ben presto cambiare in meglio. Anche la situazione di conflitto in Ucraina, che ci viene riproposta più frequentemente, ma non è l’unica, con il suo tragico bagaglio di morti e devastazioni immani solleva tanti interrogativi e colpisce pesantemente le sensibilità dei piccoli e degli adolescenti suscitando paure e sfiducia. La domanda se festeggiare e cosa festeggiare è quindi perfettamente legittima e merita alcune considerazioni.

Prima di tutto credo che ci venga chiesto di non rimuovere l’evidenza che il quotidiano ci mette di fronte, semplicemente perché molti di noi non mancano del necessario e vivono una condizione di benessere diffuso umano e spirituale. Ogni problema ignorato, squilibrio accantonato è un ulteriore macigno che aggrava la situazione generale e rende precaria la tenuta sociale nazionale ed internazionale; è un conto rimasto in sospeso che prima o poi saremo chiamati a saldare. Dovremmo poi fare seriamente i conti con lo stravolgimento del Natale causato da un consumismo sfrenato ed assurdo. Il Natale da festa religiosa, intima, personale e comunitaria, spirituale e umana è diventato un grande infinito mercato. Provate a porre domande ai piccoli, agli adolescenti e scoprirete una sorprendente realtà. Il Natale non può essere ridotto ad una bella tradizione, una calda atmosfera di luci e regali, ad una emozione da vivere insieme, ma è un messaggio, un appello all’uomo ad accogliere il figlio di Dio e con esso uno stile di vita assolutamente nuovo di verità, fraternità e pace. L’incarnazione è la Parola certa di Dio che il mio cammino personale come quello di ogni altro uomo e del cosmo intero è nella mani di Dio, destinato ad un fine di salvezza nonostante gli errori umani. “Se anche una madre si dimenticasse del proprio figlio, io non ti dimenticherò mai” dice Isaia. Il Natale è tappa fondamentale di questo impegno che Dio ha preso con se stesso. Credere a questo è essenziale per la felicità di ogni persona.

Credere nella presenza del figlio di Dio apparso nella carne genera fiducia, ottimismo e speranza perché è coinvolto, non spettatore. È credere alla forza dell’amore che vince ogni difficoltà e paura e genera amore come tante volte ha già fatto in questi duemila anni di storia. E solo questo Dio ci ha mostrato la strada della pace che l’uomo non conosce e continua a negare. Sarà solo mettendo le mani con Lui alla sua costruzione di un mondo nuovo che noi potremo realizzarla pienamente e definitivamente sottraendoci ad un infinito “ritorno” delle vecchie logiche di dominio e distruzione. Bellissimo l’annuncio di Isaia che sarà proclamato durante la Messa della notte: “Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco”. La pace piena e definitiva è qui evocata come un rogo che consuma ogni apparato bellico che porta il segno del sangue delle vittime. Dio a noi chiede solo una cosa: credere e fare spazio a Lui, fare la nostra parte.

Giovanni Nerbini

vescovo di Prato