Stangata al business degli abiti usati: otto condanne

Per l'accusa avrebbero smaltito illegalmente gli stracci provenienti dalle raccolte di beneficenza con l'aggravante dei aver usato "metodi mafiosi". Disposto il risarcimento alla Provincia

Perquisizione dei carabinieri alla Eurotess di Montemurlo (Attalmi)

Perquisizione dei carabinieri alla Eurotess di Montemurlo (Attalmi)

Prato, 9 luglio 2016 - Otto pesanti condanne e due assoluzioni tra cui una che, forse, in pochi si sarebbero aspettati: quella dell’imputato ‘eccellente’, Vincenzo Ascione finito nel processo sul traffico illegale di stracci tra Prato e la Campania. Ieri il collegio dei giudici (Magi, Fanales, Mancini) ha condannato otto dei dieci imputati accogliendo le richieste del pubblico ministero della Dda, Ettore Squillace Greco. L’assoluzione è arrivata solo per Ascione e Paolo Castorri. Un processo – alle soglie della prescrizione – che prende le mosse dalla perquisizione che i carabinieri del Noe di Firenze eseguirono, su disposizione della direzione distrettuale antimafia, nel febbraio del 2011, alla «Eurotess srl» di via Brescia a Montemurlo che si occupava dello smaltimento dei rifiuti tessili provenienti dalla raccolta di beneficenza degli abiti usati.

Nei guai finirono il titolare della ditta, Franco Fioravanti già condannato, in rito abbreviato, a 2 anni e 6 mesi a cui era stata contestata l’aggravante di aver favorito un clan camorristico. L’accusa per tutti era di aver messo in atto un’attività continuata nel tempo di smaltimento illecito di rifiuti tessili aggravata dall’uso di «metodi mafiosi». Emanuele Bagnati, difeso insieme ad Ascione dall’avvocato Antonio Denaro e considerato il gestore di fatto della Eurotess per gran parte del traffico di abiti verso la Campania, è stato condannato a 6 anni, Gabriele Borragine a 5 anni, Edwige Pichot – ex moglie di Fioravanti – a 3 anni e 6 mesi, Sauro Bellucci a 3 anni, Salvatore Scognamiglio a 4 anni, Antonio Viola (difeso dall’avvocato Stefano Conte) a 3 anni e 6 mesi, Catello Russo (difeso dagli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba) a 3 anni e 6 mesi, Marco Corti a 3 anni. La Provincia di Prato, che si era costituita parte civile assistita dall’avvocato Giovanni Renna, ha ottenuto il risarcimento da liquidarsi in sede civile per il danno di immagine, mentre i mezzi usati per trasportare la merce tra Prato e la Campania sono stati confiscati.

La richiesta più pesante da parte del pm Squillace era arrivata per Ascione, undici anni anni perché era anche contestato un episodio di estorsione. Le indagini, partite nel 2009, finirono con l’arresto di diciotto persone tra cui il titolare della Eurotess, Fioravanti e della ex moglie, Edwige Pichot. Secondo l’accusa gli stracci, un giro di milioni di tonnellate, arrivavano a Ercolano da Prato dove, ufficialmente, venivano ripuliti e disinfettati per poi essere reimmessi sul mercato dell’usato. Indumenti che di fatto – per l’accusa – venivano inviati senza essere sottoposti ad alcun trattamento di igienizzazione necessario per legge e quindi in totale violazione delle norme che regolano la gestione dei rifiuti speciali non pericolosi. Un giro di milioni di euro che, secondo la procura antimafia, avrebbe portato alla luce un legame tra le ditte coinvolte – oltre alla Eurotess tutte quelle che ricevevano gli abiti in Campania, e la ditta di trasporti – e i più noti clan camorristici campani. Una storia che si «ripete» e un processo che mostrerebbe – secondo la Procura – come nel distretto tessile pratese esistano ancor’oggi infiltrazioni di stampo mafioso in continuità con gli anni Novanta. Un contesto simile a quello in cui è maturato l’omicidio Cozzolino il cui processo si è concluso, a maggio, dopo diciassette anni, con quattro ergastoli e due condanne a più di venti anni. Processo che ha visto come imputato lo stesso Ascione: in primo grado fu condannato all’ergastolo, la Cassazione lo ha assolto in via definitiva.