Simboli e semine per coltivare speranza. I Premi dello Stefanino d’oro consegnati ieri ad aziende virtuose secondo un’idea illuminata del vescovo Gastone Simoni e dell’imprenditore Giovanni Masi, sono opere d’arte realizzate da monsignor Daniele Scaccini, vicario generale e direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi. Architetto e con un passato da artista, monsignor Scaccini ha dedicato gli Stefanini all’ingegno pratese e al tema proprio della speranza per la coincidenza con il Giubileo. Ecco i simboli che parlano: al centro dell’opera c’è la spola, classico simbolo del tessile pratese, all’interno c’è della lana colorata e intorno partono delle "vele" con i colori del Giubileo che rappresentano l’apertura al mondo delle aziende e anche una vela d’oro, simbolo del premio.
Poi i sassi del martirio del patrono Santo Stefano. Una coccarda blu e rossa rappresenta la città di Prato. Oltre al tessuto anche il metallo per la diversificazione del distretto. «È un invito – ha detto monsignor Scaccini – ad avere fiducia e speranza». Già fiducia e speranza da coltivare in momenti così difficili, come dicono i dati presentati da Ctn pochi giorni fa. Altri simboli e semine in divenire: il Festival del giugno prossimo è un bel segnale per far conoscere la città in base ad altre potenzialità. Crediamo possa essere un segnale significativo e un appuntamento che possa segnare una svolta grazie alla sinergia tra Fondazione Cassa di Risparmio e Comune. E poi un terzo simbolo arriva dal Pin: un iris per Giuliano Gori per unire sapere, ambiente e giovani studenti. Stefanini, Festival, Pin: tre simboli positivi. C’è altro a Prato quindi. Coltiviamo anche laicamente la speranza con coraggio e lo sguardo rivolto più alla condivisione che allo scontro. O almeno proviamoci. Non costa niente, o quasi.