REDAZIONE PRATO

Settembre Nero, due premi Strega. Nesi presenta il libro di Veronesi

Tutto esaurito per i due scrittori pratesi, amici da una vita. Il nuovo romanzo: Versilia, 1972. E un eroe normale

Tutto esaurito per i due scrittori pratesi, amici da una vita. Il nuovo romanzo: Versilia, 1972. E un eroe normale

Tutto esaurito per i due scrittori pratesi, amici da una vita. Il nuovo romanzo: Versilia, 1972. E un eroe normale

Tutto esaurito ieri al Pecci per Sandro Veronesi ed Edoardo Nesi, due premi Strega, due pratesi, due amici. In dialogo con il secondo, il primo presentava il suo ultimo romanzo: Settembre Nero, in libreria dall’8 ottobre con la casa editrice Nave di Teseo. Settembre nero, un mese che ai pratesi ha sempre ricordato la festa e che nel libro travolge la fioritura d’un ragazzo dodicenne - "il fiore non sa di essere fiore finché non fiorisce" - nell’estate versiliese del 1972 . Un romanzo sul potere evocativo delle parole e su quello seduttivo e salvifico della lingua. Versilia, il mare di noialtri, con capitale Forte de’ Marmi, un susseguirsi di vetrine e una spiaggia al bacio, dove alla sera i pratesi si radunavano per la cena di rito e per tornare poi al passeggio. E poi la notte alla Capannina con lì davanti la fila ingombrante dei giovani e la fuoriserie intonsa del pratese dilagante. Un romanzo, quello di Sandro, che pone al centro il giovane Gigio Bellandi con la voce narrante a tratti autobiografica di Gigio, dal monte ventoso dei suoi sessant’anni, perché evidentemente ce l’ha fatta a risanare la ferita di quel Settembre Nero e ad andare oltre, diventando così l’ultimo degli "eroi normali", che allo scrittore pratese sono tanto cari.

Ad aprire l’incontro la presentazione encomiastica e competente di Edoardo Nesi e poi il dialogo fra i due scrittori, Sandro e Edoardo, che alla politica del consumo hanno sostituito quella dell’intelletto, attraverso un intercalare asciutto e sobrio alla maniera di Prato, con una serenità lucida, accattivante, istruttiva. "Non mi piace il tempo che viviamo, non mi piace che l’albero del vicino inondi di frutti il mio giardino", ha chiosato Veronesi per spiegare il motivo di questo suo nuovo lavoro nel quale, superate le regole dell’efficienza e della produttività che caratterizzavano il celebre Caos calmo (primo dei suoi due premi Strega), in attesa del dolore e dopo il dolore, Veronesi ricostruisce con plastica precisione le vicende di una vita andata perduta. Immagini, odori, colori, suoni, e poi vittime e colpevoli insieme di un settembre nero: una costellazione di personaggi struggenti e indimenticabili. Spunti e suggestioni che dovrebbero ispirare molti registi, così come è accaduto per altri suoi romanzi. Sandro, figlio dell’ingegnere capo del Comune Giannino Veronesi, che ha consentito al figlio architetto di dirazzare per l’avventura della cultura. Edoardo, figlio di Alvarado Nesi, l’industriale, il cui nome si è tatuato per riconscenza sul braccio sinistro, così come quello della mamma Paola, dei figli Ettore e Angelica, della moglie Carlotta.

Nato nel 1959 Sandro, nel 1964 Edoardo, entrambi cresciuti in una città che iniziava a cambiare. Quattrini e ignoranza facevano a rincorrersi a Prato, poi arrivò la Cultura: riaprì il Metastasio, nacque il Fabbricone, quindi il Pecci, riaprì il Politeama, nacque la Camerata. E poi la splendida biblioteca Lazzerini nell’ex cimatoria Campolmi, dove c’erano garzi e ramose. E Prato si regalava dopo Curzio Malaparte, prototipo unico degli scrittori pratesi, ben tre premi Strega, due Sandro Veronesi (Caos calmo e il Colibrì) e uno Edoardo Nesi (Storia delle mia gente). Due amici, da ascoltare con piacere e da applaudire, come ieri sera al Centro Pecci.

Roberto Baldi