"Sette anni fa Renzi chiese a me di parlare con Mattarella Oggi contano ancora gli ex Dc"

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I rapporti personali di fiducia e di stima spesso valgono più della comune appartenenza ad un partito o ad uno schieramento nella grande corsa verso il Colle.

E la seconda regola, mai smentita, è che il Parlamento non elegge al Quirinale personalità con un forte potere politico. Infine, terza regola, più che l’entusiasmo dei consensi, è l’assenza di veti ad essere un requisito decisivo. Nelle elezioni a cui ho partecipato è capitato ad esempio a Massimo D’Alema, nel maggio del 2006, di dover fare un passo indietro a favore di Giorgio Napolitano. Ho ancora in mente il suo intervento, lucido e rammaricato, all’assemblea dei grandi elettori nella sala della Regina, a Montecitorio. Il 2013 fu un insieme di errori e tensioni interne che hanno aperto nel centrosinistra ferite profonde e non ancora rimarginate.

Sette anni fa invece sembrava tutto fatto per Amato. Ma nel colloquio decisivo, a Palazzo Chigi, Berlusconi commise una ingenuità clamorosa e per placare i timori di Renzi sulle possibili reazioni della sinistra del Pd rivelò di avere lui un dialogo diretto con D’Alema e di averne il placet.

Renzi, diffidente di natura come pochi altri al mondo, a quel punto sospettò un intesa alle sue spalle e si prese qualche ora prima di chiudere l’accordo. "Ti richiamo io, presidente", fu il suo saluto a Berlusconi. Gianni Letta si accorse immediatamente del dramma e cercò in ogni modo di recuperare ma ormai la frittata era fatta. Uscito Berlusconi, Renzi decise la rottura del cosiddetto Patto del Nazareno e si orientò subito sul nome di Mattarella. In quella fase ero al governo e, ricevuta la richiesta di Renzi, andai subito alla residenza di Mattarella, alla Corte Costituzionale, per creare il contatto fra i due che non si conoscevano direttamente. Poi, dopo aver avuto un positivo incontro preliminare con Maria Elena Boschi, Mattarella mi chiese di collaborare anche per altri contatti, cosa che ovviamente feci molto volentieri fino all’emozionante 31 gennaio di sette anni fa.

L’elezione che inizia lunedì non sembra, come altre volte è capitato, avere ancora un segno ma mi pare che in queste ultime ore tutto si stia mettendo in moto.

Fino alla proclamazione non si può esser certi di niente ma, sono sicuramente di parte nel dirlo, nelle situazioni intricate, l’esperienza e la diffusa rete di relazioni rimasta fra gli ex democristiani, oggi nei vari schieramenti, costituisce spesso un valore aggiunto che può pesare nell’esito finale.

Antonello Giacomelli

Giornalista, ex parlamentare

del centrosinistra

Oggi commissario Agcom