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Prato, 29 maggio 2020 - Può un quattordicenne di oggi essere equiparato a un coetaneo del 1930, anno in cui risale l'articolo che punisce gli atti sessuali su minorenne? Si fonda su questo la linea difensiva degli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, legali della donna che a Prato ha avuto una relazione sessuale con un minore (allora 13enne) al quale dava ripetizioni di inglese e dal quale ha poi avuto un figlio.
Per la donna la pubblica accusa ha chiesto una condanna a 7 anni di carcere. Il primo giugno, giorno in cui è prevista una nuova udienza, il giudice deciderà se sposare o meno la tesi dei suoi avvocati che, per lei, puntano all'assoluzione per tutti i capi di imputazione. Nella memoria difensiva i due legali chiedono al collegio della terza sezione penale del Tribunale di Prato proprio questo: se il limite del quattordicesimo anno di età, individuato dal legislatore al momento del concepimento normativo, può dirsi ancora in linea con l'attualità del contesto societario. "Del tutto anacronistico - si legge - sostenere l'incapacità assoluta del minore di 14 anni. Su tutto, e in particolare sulla consapevolezza sessuale, non può non ricordarsi l'avvento di internet, e con quello l'introduzione degli smartphone che hanno reso la rete con le sue informazioni, i siti e i video liberamente accessibili a chiunque. Maggiore informazione, maggiore consapevolezza, maggiore, necessariamente, formazione, anche dal punto di vista sessuale".
Gli avvocati difensori chiedono che l'arrticolo609 quater (per il quale è imputata la donna) sia sottoposto "a una rivisitazione ad opera della Corte Costituzionale, tenendo conto dei riflessi del mutamento socio- culturale proprio della società nel cui tessuto vivono le norme penali e che le stesse sono chiamate a disciplinare. Chiediamo un nuovo vaglio sulla questione e sulla conformità della norma al testo costituzionale, e al Collegio di rimettere la questione sulla conformità al testo costituzionale dell'ipotesi delittuose per le quali si procede".
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