Sesso con l'allievo, il marito della prof: "Lasciateci quel bimbo"

L’appello per il piccolo di 7 mesi, nato dalla relazione della moglie con l’allievo 15enne

Mattia Alfano e Massimo Nistri, avvocati della nonna

Mattia Alfano e Massimo Nistri, avvocati della nonna

Prato, 13 marzo 2019 - Uno  tsunami d’emozioni ha travolto due famiglie, barricate nel loro dolore. L’esito positivo del test del Dna ha fugato anche l’ultima esile speranza dei genitori del quindicenne finito nella bufera: è proprio lui il padre del piccolo di sette mesi, nato dalla relazione intrecciata a Prato con una trentunenne operatrice socio-sanitaria che gli faceva ripetizioni d’inglese. «Abbiamo sperato fino all’ultimo che le cose non stessero così», hanno confidato quei genitori al loro avvocato. Hanno disperatamente sperato che l’esame del Dna allontanasse definitivamente la paura, diventata lentamente angoscia, contenuta nella denuncia depositata in procura la scorsa settimana: ossia che il loro giovane figlio fosse improvvisamente diventato papà. Invece tutto è andato in un altro modo. Il padre di quel bambino non è il marito della donna, ma proprio lui, il quindicenne allievo. E così l’amarezza si fa ancora più forte il giorno dopo l’interrogatorio che la donna, madre di due figli, il primo di una decina di anni e l’altro di appena sette mesi, ha reso di fronte ai magistrati.

La casa dove la donna abita col marito, alla periferia di Prato, adesso è sbarrata. Tutte le luci spente. Al campanello non risponde nessuno. Comprensibile: ora che lei ha raccontato la propria verità ai magistrati, le ferite bruciano forse ancora di più. E così risulta impossibile, anche per il marito, pensare di non sentire più come suo quel bellissimo bambino che da sette mesi è la gioia di tutta la famiglia. «Non voglio perderlo, lo sento ancora mio», continua a ripetere l’uomo dopo averlo già detto in questura quando ha accompagnato la moglie a cui era stato notificato l’avviso di garanzia per il reato di sesso con minori. Un marito che sapeva tutto da tempo – così è emerso durante le indagini – ma che non ha mai lasciato da sola la donna, neppure quando lunedì si è presentata in procura assieme agli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri per rendere dichiarazioni spontanee. Oggi è guardando il suo profilo Facebook che si può capire come, nel corso del tempo, la trentunenne abbia lasciato che i suoi pensieri, le sue preoccupazioni e le sue speranze prendessero forma sulla bacheca virtuale. Frasi che rivelano una ragazza dolce e sognatrice: «Niente è impossibile se lo vuoi», ha scritto proprio in questi giorni. E poi pensieri sull’importanza dell’essere madre: «La maternità non è un errore, ma un dono». E ancora: «Quando diventi mamma, non sei mai davvero sola. Una madre deve sempre pensare due volte: una per sé e una per i suoi figli».

Frasi che lette alla luce dell’inchiesta fanno ancora più riflettere. Intanto le indagini proseguono. La squadra mobile dovrà ascoltare altri testimoni: amici e familiari della mamma. Perché l’inchiesta rischia in qualche modo di allargarsi per chiarire a chi e quando la donna aveva rivelato la verità sulla maternità. E poi i magistrati devono ancora chiarire in modo preciso a che età l’adolescente abbia avuto i primi rapporti sessuali con la donna: quando aveva ancora 13 anni o quando aveva già superato la soglia dei 14, individuata dalla legge come utile per avere consapevolezza di quello che si sta facendo? Quel che è certo è che gli avvocati dell’operatrice sanitaria chiederanno oggi alla procura di interrogare il quindicenne in audizione protetta con modalità di incidente probatorio. In modo da mettere un altro punto in questa intricata vicenda. La versione del ragazzo sarò decisiva (o quasi) per l’esito dell’inchiesta.

Sara Bessi