
Il giudice riconosce al docente l’indennità di 541,94 euro per le ferie non fruite
Non ha mai potuto usufruire delle ferie, e nessuno lo aveva formalmente invitato a farlo. Ora, grazie a una sentenza del Tribunale di Prato, un docente precario ottiene giustizia: il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà risarcirlo con 541,94 euro per le ferie non godute nell’anno scolastico 2022/2023.
A difenderlo è stato l’Ufficio legale della Uil Scuola di Prato, attraverso l’avvocato Matteo Senesi. Si tratta della prima sentenza positiva in città su questo tema, ma potrebbe non restare un caso isolato. Secondo il giudice, infatti, in assenza di una circolare formale che inviti esplicitamente i lavoratori a prendere ferie nei periodi di sospensione dell’attività didattica - e che specifichi che in mancanza di tale richiesta il diritto alla monetizzazione verrebbe meno - i giorni non fruiti devono essere indennizzati.
"Troppo spesso i contratti a tempo determinato nella scuola vengono gestiti con automatismi che ignorano i diritti dei lavoratori - spiega Luigi Rocca, segretario provinciale della Uil Scuola -. Siamo soddisfatti per questa decisione che conferma la validità della nostra azione. Invitiamo tutti i docenti che ritengono di trovarsi nella stessa condizione a scriverci all’indirizzo [email protected]".
Il punto centrale, ribadisce il sindacato, è che non si può sottrarre ferie d’ufficio senza una preventiva comunicazione chiara e documentata da parte della scuola. "Il Tribunale ha riconosciuto, nel caso del nostro iscritto, il diritto all’indennità per le ferie non godute nel 2022/2023 - sottolinea Rocca -. È una vittoria di principio, che potrà essere utile a tanti altri precari della scuola". Rocca chiarisce che, ogni qualvolta le ferie vengono sottratte d’ufficio senza che il dirigente abbia formalmente invitato i docenti a usufruirne, e senza avvertirli che in caso contrario non avrebbero potuto riceverne il corrispettivo economico, si configura un diritto alla monetizzazione dei giorni non goduti. Una sentenza che, dunque, non riguarda solo un singolo lavoratore, ma l’intero comparto del precariato scolastico. E che potrebbe aprire la strada a una lunga serie di richieste simili. Ora il caso potrebbe creare un precedente giuridico rilevante anche per altri docenti e personale scolastico in condizioni simili.
Silvia Bini