Rsa a Prato, rette più salate da gennaio. In arrivo rincari fino a 400 euro

D’Agostino (Uneba): "Una strada obbligata se la Regione non farà la sua parte per la quota sanitaria. Abbiamo sollecitato una risposta". Stangata per i familiari degli anziani: tremano oltre 800 famiglie

Prato, 24 novembre 2022 - ​Il rischio si fa sempre più concreto ogni giorno che passa. E di tempo ne rimane poco: con il primo gennaio anche i gestori delle Rsa pratesi potrebbero ritoccare le rette per gli ospiti - 850 distribuiti nelle 18 strutture sanitarie assistenziali - con almeno 15 euro in più al giorno per ciascun anziano. Il motivo è da ricercare nel muro trovato con la Regione Toscana, che al momento non ha dato certezze sull’aumento del contributo per la quota sanitaria. Nell’ultimo faccia a faccia con la Regione e il comitato di coordinamento delle Rsa toscane non è emerso nessun segnale, tanto che l’allarme delle case di riposo, private e convenzionate, inizia a farsi davvero allarme rosso. "Siamo dentro ad una tempesta perfetta - sostiene Valdimiro D’Agostino, presidente Uneba Prato e della coop Sarah - che potrebbe spazzare via la maggior parte delle Rsa locali. La pandemia, dalla quale ancora non siamo fuori, richiede più strumentazioni adeguate, come i dispositivi di protezione individuale, costi straordinari per pagare nella fase emergenziale oss ed infermieri messi a disposizione dalle Asl. Poi c’è da considerare la guerra, i costi energetici schizzati alle stelle: un mix che rischia di dareci il colpo di grazia. Saremo costretti a ritoccare le rette se la Regione non ci viene in aiuto sotto forma di aumenti delle rette". Il costo del servizio giornaliero è di circa 111 euro ad anziano. La quota sanitaria è di 53,32 euro a persona al giorno ed "è questa quota che la Regione al momento non intende aumentare. Attendiamo una risposta dopo lunedì". La parte sociale di circa 57 euro nel 2022 è compartecipata da Comuni, attraverso la Società della salute, e familiari. Su quest’ultimo fronte "abbiamo avuto degli aumenti grazie alla buona collaborazione con la Sds pratese e al dialogo coi Comuni", chiosa D’Agostino. Alla fine se la Regione non si deciderà a potenziare la quota sanitaria, anche i gestori pratesi potrebbero essere costretti ad aumentare le rette almeno di circa 400 euro al mese. Un aumento che finirebbe sulle spalle delle famiglie.

"La situazione è difficile: anche le nostre strutture sono nella morsa dei maggiori costi energetici - spiega - Nelle Rsa ospitiamo persone fragili che devono vivere in un ambiente confortevole per cui dobbiamo garantire il fresco in estate e il caldo costante in inverno. Le bollette della luce sono triplicate; a breve vedremo quanto ci costerà il gas. Voglio ricordare che l’età media degli ospiti si sta alzando già da tempo e ciò comporta assistere persone con patologie più gravi e più invalidanti, che richiedono più specifiche forme di cura". A proposito, oltre all’inflazione, al caro bollette, ai costi straordinari legati al virus, all’aumento dei tassi bancari , D’Agostino solleva un altro problema, emerso nei mesi scorsi: quello della carenza di personale. "Gli ospiti delle Rsa hanno bisogno di maggiore assistenza - afferma - e noi possiamo contare su un numero minore di lavoratori perché durante il periodo emergenziale del Covid molti infermieri ed oss hanno risposto ai bandi delle Asl".

Una questione complessa che è stata chiaramente llustrata da D’Agostino in un documento condiviso con altri gestori e indirizzato alla direttrice della Società della Salute Lorena Paganelli e ai sindaci locali. Qui si mette in evidenza un altro pericolo per la sopravvivenza delle attuali Rsa. "L’amplia offerta che si sta confingurando con l’apertura di tante nuove struttura (per Prato e dintorni se ne contano oltre una decina, ndr) farà crollare molte aziende - conclude il presidente Uneba - . Il mercato avrà una situazione di sovraofferta con competitor che avranno spazio e polmoni per reggere e altri costretti a chiudere. Di fatto ci sarà una situazione di dumping geografico".