REDAZIONE PRATO

Rsa contro la Regione "Non usa tutti i fondi Le rette sono più care ma non è colpa nostra"

I gestori delle strutture per gli anziani non autosufficienti spiegano perché dal primo aprile le quote aumenteranno di 5 euro (al massimo) "Nessun utile a spese delle famiglie, come sostengono i sindacati".

Rsa contro la Regione "Non usa tutti i fondi Le rette sono più care ma non è colpa nostra"

"Ci scusiamo con i familiari, manon è colpa nostra se dal primo aprile siamo costretti ad aumentare le rette per i loro cari in rsa. Aumenteremo fino ad un massimo di 5 euro, facendo passare la quota sociale da 57,50 ad un massimo di 62,50 euro al giorno perché la Regione Toscana, a fronte delle nostre richieste di supporto, ha elargito soltanto 62 centesimi in più per la parte sanitaria che aggiunti all’euro di aumento registrato negli ultimi undici anni, fissa il contributo a un euro e 62 centesimi". E scatta la polemica con i sindacati: "A Cgil-Cisl-Uil vogliamo dire che non è vero che avremo utili del 7% ai danni delle famiglie. La retta complessiva, parte sanitaria e sociale, sarà di 115 euro al mese e non di 300 euro, come detto dai sindacati".

A parlare, compatti, sono i gestori dell’80% delle rsa pratesi: Vladimiro D’Agostino per quelle associate Uneba (Pio Istituto Santa Caterina, S. Francesco, Luisa e Livio Camozzi, Accoglienza Comeana, S. Maria della Pietà, Accoglienza Misericordia Vernio, Casa Serena Ricci), Paolo Migliorini e Teresa Aloi per quelle associate Arsa (Villa Niccolini, Ubaldo Biti, Villa Maria Assunta e Lice Mengoni), Margherita Forciniti e Adriana Tiezzi (Astir-Casa di Marta) e Riccardo Petrini, direttore di Santa Caterina. Ma nessun cartello, semmai "una scelta condivisa per fare fronte ad un problema reale", dettata dai rincari delle forniture energetiche, ma anche da altre voci come mense, lavanderie, manutenzioni, affitti ed i lavoratori ai quali vanno corrisposti gli stipendi. A monte di tutto c’è la distribuzione delle quote sanitarie da parte della Regione, per le quali Prato è sempre stata penalizzata contandone un 10% in meno rispetto alle altre realtà (gli anziani in rsa sono 880 e le quote sanitarie per Prato sono 555, ndr). "La Regione ha un fondo di 200 milioni di euro per la non autosufficienza, ma ne utilizza soltanto un 66%; le restanti risorse vengono indirizzate altrove - dice Migliorini - ma questo fa mancare all’appello tra i 20 ed i 30 milioni di euro. I posti letto in Toscana sono 12.800, le quote sanitarie erogate annualmente sono 10.400, ma secondo i nostri calcoli sono circa 9.000: il che significa circa 1.000-1200 quote sanitarie in meno rispetto al programmato". I gestori hanno chiesto più volte alla Regione di intervenire sull’adeguamento della quota sanitaria per non incidere sulla quota sociale: "La trattiva è stata lunga ma ha portato ai 62 centesimi che si sommano all’euro già esistente - dicono - Quei 62 centesimi al giorno per giornata degenza corrispondono a 13mila euro all’anno per una struttura di 60 posti". Nessuna boccata d’ossigeno da parte della Regione, sebbene i gestori si fossero presentati con una proposta: destinare parte dei milioni di euro risparmiati nel 2022 sull’assistenza agli anziani non autosufficienti per un minor numero di quote sanitarie erogate ad un aumento della quota sanitaria a carico della Regione. "L’aumento della quota sociale sarà applicato agli utenti di nuovo inserimento o già presenti nelle rsa, e avverrà in maniera graduale - specifica D’Agostino - Il 25% degli ingressi nelle rsa sono dimissioni difficili dall’ospedale, anziani che richiedono il servizio infermieristico h 24". Le persone in lista d’attesa per entrare in rsa con convenzione sono una settantina.

Se con la Regione il rapporto è difficile, altrettanto non lo si può dire con la Società della Salute e con i sindaci del territorio.

Ieri l’assemblea della Sds ha approvato un progetto " con il quale valorizzare il lavoro di assistenza svolto dalle rsa - dice il presidente Simone Faggi - con il sostegno agli sportelli sociali informativi di orientamento per i cittadini. Saranno stanziati 200mila euro". I sindaci della Sds pratese, inoltre, hanno riconfermato per un anno l’integrazione alle famiglie che non riescono a pagare per intero la quota sociale: un sostegno calcolato in base all’Isee per le persone inserite in struttura. Il massimo della compartecipazione dei comuni è di 53,50 euro, come da delibera regionale.

Sara Bessi